REDAZIONE REGGIO EMILIA

Un altro colpo all’Ndrangheta In manette Salvatore Procopio

L’arresto a Gualtieri. E’ accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e detenzione illegale di armi

Lo hanno fermato mercoledì scorso in un parcheggio mentre era a bordo di una piccola utilitaria di colore bianco, a Gualtieri (nelle foto due momenti dell’arresto nel video prodotto dalla polizia di Stato). Con calma olimpica, gli agenti della squadra Mobile presso la questura di Reggio Emilia, hanno circondato il mezzo e lo hanno fatto scendere. E’ stato arrestato così, Salvatore Procopio, 47 anni, in seguito all’emissione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere firmato dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bologna, Alberto Ziroldi, a seguito dell’indagine ’Perserverance’ portata avanti dalla Direzione Distrettuale Antimafia emilia.

Secondo il procuratore della Dda Beatrice Ronchi e e di quello di Bologna, Giuseppe Amato, Procopio è considerato un elemento di spicco dell’ndrangheta emilia. Su di lui, gravano le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso e detenzione illegale di armi da sparo.

Le indagini. Procopio dal marzo scorso è stato posto nel mirino dalla squadra Mobile reggiana che ha ricostruito i suoi legami con la consorteria ndranghetista, in particolare con Salvatore Muto, già sottoposto ad arresto al culmine di ’Perseverance’, con cui, è risultato dall’attività investigativa, Procopio era in costante contatto. Soprattutto, durante le indagini venne rinvenuta una pistola con matricola abrasa illegalmente detenuta e portata ’in società’ da Giuseppe Friyio e Domenico Cordua (anche loro sottoposti a misura cautelare nell’ambito di questa operazione). Il quadro delle indagini, e appunto, gli approfondimenti compiuti, successivamente, dagli investigatori attraverso un vasto utilizzo di intercettazioni ambientali, hanno confermato che l’arma era stata ceduta allo stesso Cordua da Procopio.

Il quale, nell’organigramma ’ndranghetistico, è considerato un ’azionista’, ossia un appartenente alla consorteria in grado di compiere azioni criminali, anche violente: "In particolare, a lui si rivolgevano i suoi sodali quando c’era da risolvere una qualche controversia - spiegano dalla questura di Reggio Emilia - non solo ’all’esterno’ della consorteria stessa, ma anche all’interno. Magari tra famiglie stesse. Secondo quelle che erano le loro regole e le loro consuetudini".

Il riassestamento. L’arresto di Procopio, come quelli compiuti in primavera, costituiscono un ulteriore colpo inferto all’ndrangheta in Emilia. Sembra essere stata scompaginata dalle forze dell’ordine quell’attività, silente, profonda, di riassestamento e riorganizzazione dopo le operazioni che hanno portato ai maxi processi di Aemilia e Grimilde. Gli inquirenti, incrociando quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia in questi anni, con ciò che è emerso dalla pura attività investigativa, hanno oggi un quadro molto più fedele di come l’ndragheta in Emilia stia procedendo in silenzio. Operazioni come quella che ha portato all’arresto di Procopio hanno il potere di bloccare quel processo silente ma continuo messo in atto in questo periodo.

ni. bo.