ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Un nuovo movente. Non venne uccisa per il rifiuto alle nozze: "Lei voleva fuggire"

Nelle motivazioni della sentenza l’inedita verità della Corte d’Assise "Lo zio Danish ha fatto trovare il cadavere, è stato fondamentale".

Un nuovo movente. Non venne uccisa per il rifiuto alle nozze: "Lei voleva fuggire"

Un nuovo movente. Non venne uccisa per il rifiuto alle nozze: "Lei voleva fuggire"

Ecco la "verità" svelata dal tribunale proprio nel terzo, e triste anniversario, della morte di Saman Abbas, avvenuta il primo maggio 2021: "Se vi è un dato che l’istruttoria processuale ha consentito di chiarire, è che Saman non è stata uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato/forzato". La Corte d’Assise di Reggio ha depositato le motivazioni della sentenza del processo per l’omicidio della 18enne in cui sono stati condannati all’ergastolo i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen e a 14 anni lo zio Danish Hasnain, mentre i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq sono stati assolti. La ricostruzione della presidente del tribunale Cristina Beretti e del giudice estensore Michela Caputo spazza via per diversi aspetti una narrazione e un immaginario pubblico che si erano man mano consolidati sui protagonisti e la vicenda. "È acquisito il dato sul fidanzamento in Pakistan col cugino nel dicembre 2019", ma dopo la prima fuga di Saman in Belgio, avvenuta sei mesi dopo, a metà giugno 2020, "fu lo stesso Abbas – rilevano i giudici – a comprare per la figlia il biglietto che le avrebbe permesso di tornare a trovare il ragazzo afgano con cui lei aveva ancora una relazione: un dato che dimostra il rilievo del tutto secondario dell’avvenuto fidanzamento". E quando Saman, parlò, il 10 novembre 2020, con l’assistente sociale per dirle che voleva andarsene da casa, "la ragazza disse che erano già stati acquistati i biglietti per il volo che il 17 novembre 2020 avrebbe condotto lei e la madre in Pakistan, dove tre giorni dopo si sarebbero celebrate le nozze col cugino". Ma le sue dichiarazioni, rileva la Corte, "non hanno trovato riscontro né in sede istruttoria, né nel gestore del Punjabi market che ha negato la vendita di biglietti in quel periodo, e neppure in quelle di Arfan Amjad e Alì Haider". Si spiegano, secondo i giudici, col fatto che lei si era rivolta ai servizi quando la conoscenza avviata tramite social con Ayub Saqib (nella foto in alto con Saman) andava via via intensificandosi: "Si ritiene che sia stato proprio il coinvolgimento emotivo della giovane, e il suo desiderio di maggiore libertà, a indurla ad accentuare i contorni dell’eventuale matrimonio, perché l’allontanamento da casa rappresentava per lei una possibilità di emanciparsi dalle dinamiche familiari e ricavarsi occasioni per frequentare Saqib, come poi farà". La ragione dell’uccisione di Saman va correlata a quanto accadde la sera del 30 aprile, "dopo che i genitori scoprirono la relazione ancora in atto con Saqib, e soprattutto, il progetto di Saman di andare via. Si sono prima confrontati tra loro sulla soluzione da adottare di fronte a una nuova fuga di Saman e, dato che la partenza imminente dei due per il Pakistan non consentiva di attendere oltre, hanno deciso di mettere la ragazza di fronte al fatto compiuto, concordando con Hasnain che, nel caso in cui lei avesse ribadito, come di fatto poi avvenuto, di voler andare via da casa per tornare da Saqib, lo zio sarebbe dovuto intervenire, facendosi trovare sulla strada sterrata di fronte all’abitazione, sulla quale i genitori accompagneranno la figlia pochi istanti dopo aver segnalato a Danish la loro uscita di casa, tramite lo squillo delle 23.57". Il disonore non riguardava il rifiuto delle nozze: "La sciagurata ed estrema soluzione è stata adottata perché ci si trovava di fronte al pericolo di una nuova fuga della ragazza, ossia il rischio da loro più temuto in quanto maggiormente disapprovato". Si citano le dichiarazioni dello stesso Abbas: "Quando qualcuno dice: ‘Guarda, sua figlia scappata’ per noi in Pakistan è una brutta, brutta, brutta cosa". Ed è alla fuga in Belgio che viene legato l’episodio del giuramento del silenzio tra i parenti sul Corano. La Corte scrive anche di non condividere gli approcci giurisprudenziali che attribuiscono rilievo al fattore culturale per escludere il dolo, "mentre le generiche ad Hasnain sono state imposte dal comportamento collaborativo per aver fatto trovare il cadavere, che ha avuto rilevanza fondamentale".