Un osservatorio di legalità La proposta di civici e M5s per ’rilanciare‘ la Consulta

Depositata una mozione in Sala del Tricolore per istituire il nuovo organismo "La battaglia alle infiltrazioni non è finita, l’immobilismo favorisce le cosche".

Un osservatorio di legalità  La proposta di civici e M5s  per ’rilanciare‘ la Consulta

Un osservatorio di legalità La proposta di civici e M5s per ’rilanciare‘ la Consulta

di Daniele Petrone

"Un osservatorio per la legalità per rilanciare il lavoro della Consulta ormai immobile, mai veramente utilizzata e segnata da tanti addii dolorosi". A lanciare la proposta sono i consiglieri comunali di opposizione Dario De Lucia, Fabrizio Aguzzoli (Coalizione Civica), Paola Soragni, Gianni Bertucci (M5s) e Filippo Ferrarini (Alleanza Civica) – sostenuti anche dall’europarlamentare pentastellata Sabrina Pignedoli e dal sindaco di Castelnovo ne’ Monti Enrico Bini – che presenteranno una mozione in Sala del Tricolore.

L’obiettivo è di istituire il nuovo organismo sull’esempio di quattro capoluoghi che già l’hanno adottato ossìa Bologna, Parma, Forlì e Rimini "dove funzionano benissimo. In particolare ci ispiriamo al modello riminese – spiega De Lucia – perchè ha un carattere più tecnico. Come sarà formata? Da due persone, una con un incarico tecnico-scientifico e una con funzioni di segreteria, entrambi selezionati tramite bando pubblico. Per sostenere i costi si può accedere a un apposito fondo istituito da una legge regionale del 2016. Sarebbe praticamente quasi a costo zero per il Comune".

Una proposta che riaccende anche le polemiche scaturite nei mesi scorsi riguardo alla consulta permanente della legalità che – sottolinea Aguzzoli, "si è riunita solo otto volte da quando è stata istituita nel 2018, perdendo smalto" – che ha visto addii pesanti tra cui quello dell’associazione ‘Agende Rosse’ (ieri mattina diversi membri presenti alla conferenza di lancio della proposta), dello stesso Bini e, da ultimo, quello della docente universitaria Stefania Pellegrini che aveva un incarico di consulente scientifica.

"Non vogliamo smontare la consulta e neppure istituire qualcosa di contrapposto – evidenziano a chiare lettere Aguzzoli e Pignedoli – Anzi, l’osservatorio vuole essere il braccio tecnico operativo, uno stimolo e la benzina della consulta permanente che però chiediamo sia convocata a cadenza fissa, almeno sei volte l’anno per discutere sui temi delle infiltrazioni mafiose che restano attualissimi. Reggio è una terra di mafia, dobbiamo ricordarcelo. Non è una provocazione, è la verità. Non si può continuare a far finta che dopo la sentenza Aemilia sia tutto finito". I promotori citano anche alcune statistiche: "Non lo diciamo solo noi, ma fonti autorevoli

come ribadito dal rapporto curato dal servizio di intelligence della Uif (Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia) per la Banca d’Italia che vede Reggio quarta dopo Roma, Milano e Brescia tra le province del centro-nord Italia con imprese ‘potenzialmente connesse a contesti di criminalità organizzata’".

Scendono inoltre nel merito dei compiti dell’osservatorio: "Curare attività di ricerca e divulgazione sui temi antimafia, fornire dati e statistiche alla Consulta stessa, nonché potenziare un servizio prezioso, quello della mappatura dei beni confiscati e a cascata dei controlli".

A tal proposito, Pignedoli chiosa: "Come e chi fa i controlli sui protocolli che spesso sono parole alle quali non viene data concretezza? La polizia municipale ad esempio avrebbe enormi capacità, ma non vengono utilizzate". Anche Bini punzecchia: "I Comuni hanno bisogno di supporto reale, che non può limitarsi ai festival della legalità. Ritengo che debba essere fatto di più. Bisogna cambiare registro, non solo la politica, ma anche le associazioni di categoria. Quando ero in camera di commercio tutti si professavano antimafia, poi però quando bisognava sedersi attorno a un tavolo diventava quasi impossibile".

Infine l’attacco di Aguzzoli nei confronti dell’assessore alla legalità del Comune di Reggio, Nicola Tria: "Abbiamo avuto due incontri con lui per cercare di costruire insieme il percorso, ma non abbiamo ricevuto un riscontro positivo. Anzi, non ci ha detto proprio nulla che forse è ancora peggio. Così abbiamo deciso di intraprendere il percorso della mozione. I numeri per approvarla? Sfidiamo chiunque, maggioranza compresa, a non convidivene il testo perché la lotta alla mafia non deve avere appartenenza politica".