West Nile Reggio Emilia, l'infettivologo: "Da noi finora solo 6 casi, non tutti gravi"

Massari (Malattie Infettive): "Non c’è una terapia se non quella di supporto Il 20% di chi contrae la malattia presenta solo sintomi simili a quelli influenzali"

Il dottor Marco Massari (a sinistra) insieme al personale del reparto Malattie Infettive

Il dottor Marco Massari (a sinistra) insieme al personale del reparto Malattie Infettive

Reggio Emilia, 18 agosto 2022 - Dopo la morte della donna di 74 anni, gravemente immunodepressa, colpita dal virus West Nile, facciamo il punto della situazione in provincia con l'esperto di malattie infettive.

 

Dottor Marco Massari, direttore del reparto di Malattie Infettive al Santa Maria Nuova, finora quanti casi di West Nile sono emersi nella nostra provincia?

"Bisogna fare una premessa: il dato dei casi totali sulla provincia interessa solo quelli notificati e confermati da laboratorio".

Quindi solo quelli più gravi?

"In buona sostanza sì. Consideri che nell’80% dei casi di infezione da West Nile non sopraggiunge nessun sintomo, mentre nel 20% dei casi i sintomi sono simili a quelli influenzali. Meno dell’1% perciò interessa forme neuroinvasive, i casi gravi appunto. Per rispondere alla domanda di prima, quest’anno sono stati individuati sei casi nella nostra provincia, di cui tre con forme neuroinvasive e altri tre invece durante i controlli che vengono fatti ai donatori di sangue".

Questi ultimi tre quindi non avevano sintomi.

"Esatto, stavano bene, ma in una fase endemica del virus come quella che stiamo attraversando ora, i controlli sui donatori vengono fatti regolarmente".

Nei tre con sintomi gravi, rientra anche il 75enne ricoverato tempo fa?

"Sì, ora però è in fase di miglioramento e si trova in una struttura riabilitativa. Un caso era quello della signora purtroppo deceduta martedì, e per il terzo non è stato nemmeno necessario il ricovero".

Questo è il primo decesso in provincia nel 2022, giusto?

"Sì è il primo di quest’anno e devo dire che anche la media nazionale, che al momento conta circa 10 decessi su 144 casi, è contenuta. Ci sono sempre poi dei fattori di predisposizione".

Vale a dire?

"L’età e lo stato di salute. Le persone più a rischio sono quelle anziane e/o che hanno malattie autoimmuni".

Cosa avviene in questi casi?

"Se il virus colpisce una persona immunodepressa, non trova difese da parte del sistema immunitario. A quel punto c’è la possibilità che vengano coinvolti diversi organi, tra cui il cervello. Se il virus si localizza nella zona dell’encefalo e delle meningi, può dare vita a un’importante infiammazione, con sintomi che possono portare anche al coma e al decesso. Parliamo però di casi molto rari".

Quanto rari?

"In genere la mortalità del virus è attorno allo 0,1%, interessa non più di un caso ogni mille".

Come si può intervenire?

"Non esiste una terapia se non quella di supporto. Ogni anno poi viene attivata la disinfestazione, oltre al monitoraggio per conoscere il livello di circolazione del virus. Le persone a rischio possono mettere in atto alcune accortezze per proteggersi, come l’uso di prodotti repellenti e delle zanzariere, specialmente nelle ore serali, per evitare il più possibile le punture".