La rabbia ex Cormo sotto Legacoop. «Vergogna, buffoni»

La replica: «Chiameremo il liquidatore»

IL RICHIAMO I soci lavoratori chiamano in causa i quadri del movimento coop

IL RICHIAMO I soci lavoratori chiamano in causa i quadri del movimento coop

Reggio Emilia, 11 febbraio 2016 - AL GRIDO di «buffoni, vergogna, pagliacci...Ma la Lega dov’é?», e cori da stadio esplode la rabbia dei soci e lavoratori di Open.Co. Sono confluiti in 160 al presidio da loro organizzato ieri mattina in via Ruini, davanti alla sede di Legacoop. Gridano anche gli striscioni: «Ex Cormo: ci avete chiesto sacrifici, riduzione del personale di 100 colleghi/e. Riduzione dello stipendio per soci e dipendenti. Aumento quota sociale fino a 3mila euro. Non vi basta! Ci tagliate fuori?».

Qui, si intrecciano storie di disperazione come quella di Samantha Corradini, correggese, 36 anni, in Cormo da 17 col marito Nino Cerundolo, 56, da 39 in azienda. Hanno un figlio. Lei lavora ai telai, oggi a chiamata, lui all’assemblaggio: «La situazione è tragica – rompe il silenzio – sappiamo che noi due non abbiamo speranza dato che le finestre ormai le fanno solo a Ferrara. Legacoop ci ha raccontato un sacco di frottole e l’incontro in Regione per noi è stato una doccia fredda. Quando il fatturato era buono, sui 70-80 milioni, si è presa i nostri soldi. Che ne è stato del progetto di tenere aperti tutti e tre gli stabilimenti?».

Stefano Ferrari, 53 anni, di San Martino, è cooperatore di lungo corso. Sposato, moglie casalinga e due figli, entra in Cormo nel ‘79 e diventa caporeparto: «L’ex presidenza di Legacoop ci chiese di unificarci, imponendoci sacrifici in termini di personale e finanziamenti. Poi la richiesta di aumento della quota sociale in base allo stipendio, per me 3mila euro. E dire che Open.Co, l’anno scorso in aprile, è stata l’unica coop in Regione ad aumentare il fatturato del 13%. Spieghino perché le altre tranche di aiuti non sono arrivate».

A far sentire la propria voce anche una decina di maestranze di Coopsette in odore di mobilità forzata. Fra loro il manutentore meccanico Domenico Pernice di Cadelbosco, 48 anni, padre di due figli, consorte impiegata nella stessa coop. «Siamo qui per solidarietà – annuncia col collega Giancarlo Tufano, 47 anni – e per ribadire l’assurdità della situazione: eravamo in 500 ma la ricollocazione è solo per un centinaio di noi, quasi tutti con famiglia e mutuo. Legacoop si dia una mossa». Matteo Panari, segretario del Pd sammartinese, rincara: «Legacoop è venuta meno a una responsabilità territoriale». Alle 10.30 il confronto tra una delegazione e il presidente di Legacoop Andrea Volta. Toni concitati ma «rispetto all’incontro in Regione non è cambiato nulla. Cornuti e mazziati».

IN UNA NOTA inviata nel pomeriggio ai giornali, Legacoop Enilia Ovest assicura di impegnarsi «assieme al presidente di Legacoop Emilia-Romagna a incontrare il commissario liquidatore per valutare la salvaguardia del polo reggiano». Legacoop afferma che «va garantita la massima equità nell’impiego delle risorse umane nei territori di Reggio, Modena e Ferrara».

Le maestranze hanno perso la fiducia. Si rivolgono ai colleghi di tutte le coop: «Drizzate le antenne, alle prime difficoltà Legacoop vi scarica». Occupare Ipercoop? Non è escluso, ma le parti sociali (Fillea Cgil) dissentono. In una nota, la stoccata della consigliera 5Stelle Guatteri: «L’ex presidente di Legacoop Ildo Cigarini, che nel 2009 denunciava un lordo di 445.326 euro non ha nulla da dire ai soci delle coop ora disperati?».