Silk-Faw, i fornitori in tribunale. E altri 40 dipendenti si licenziano

Giovanni Lamorte, a.d. della joint-venture delle supercar, conferma: "Stiamo gestendo i decreti ingiuntivi. Il progetto ora è al palo, i finanziamenti degli investitori sono ancora ‘bloccati’. Ma noi ci crediamo"

Silk Faw, il progetto per ora è fermo

Silk Faw, il progetto per ora è fermo

Reggio Emilia, 6 febbraio 2023 – Diversi fornitori hanno fatto partire le ingiunzioni di pagamento, mentre altri quaranta dipendenti si sono licenziati. La grande favola Silk-Faw – la joint venture sino-americana delle super auto elettriche di lusso che aveva promesso di insediarsi a Gavassa – è vicina al game over. I soldi continuano a non arrivare e manca ormai poco più di un mese al termine ultimo lanciato dal Comune per concludere un affare che è decollato solamente a parole. Lo stesso amministratore delegato Giovanni Lamorte – al quale va dato atto di metterci la faccia – ammette "qualche errore", ma crede ancora nel progetto.

Lamorte, decreti di ingiunzione e grande fuga dei lavoratori dopo che già una ventina avevano chiesto la messa in mora della società: siamo all’epilogo di Silk-Faw?

"I fornitori, avendo un bilancio, hanno dovuto agire in questo modo. Stiamo gestendo tutto coi nostri legali. Riguardo ai dipendenti, è vero: una quarantina di persone è andata via, è comprensibile".

In quanti siete rimasti?

"Una trentina".

Andate ancora nei vostri uffici al Tecnopolo e al Campovolo?

"Io vado quasi sempre, mentre i dipendenti sono tenuti a venire una volta a settimana dopo l’accordo coi sindacati per gli ammortizzatori sociali. Perlomeno sono coperti con lo stipendio e questo ci tranquillizza. Ma comunque, per l’eventuale ripartenza le professionalità ci sono e altri sarebbero pronti a tornare. Non nego che siamo al palo ora, il progetto è un po’ fermo".

Mancano i soldi. Ma ci sono mai stati in realtà?

"I soldi ci sono, ma non liquidi come servirebbero a noi. I contratti di finanziamento della casa madre americana (la Silk Ev Sports CarCompany di Jonathan Krane, ndr ) li abbiamo fatti valutare anche dai nostri legali italiani e sono reali. Per questo siamo relativamente tranquilli".

E allora perché i fondi non si sbloccano?

"Il momento purtroppo non è favorevole. Dalla guerra Russia-Ucraina in corso che influisce sull’economia mondiale e sui mercati della Borsa".

Quindi il conflitto bellico ha incrinato i rapporti Usa-Cina, le due teste della vostra compagine?

"No, questo non ci risulta. Il business è business".

E quindi...?

"Noi siamo una startup, la casa madre ha trovato degli investitori che credono nel progetto. Ma siccome il loro mestiere è guadagnarci, al momento non possono disinvestire da una parte e investire dall’altra, perdendo soldi".

Solo che fine marzo – data indicata come termine ultimo dal Comune che coincide con l’approvazione del nuovo piano urbanistico generale dove deve essere inserito il vostro progetto con un l’ok della conferenza dei servizi – è vicina. Non è troppo tardi?

"Resto fiducioso. Abbiamo già messo avanti una serie di pratiche burocratiche e se si sbloccano gli investimenti, basta davvero poco per partire".

Con le istituzioni che vi hanno annunciato in pompa magna e che ora rischiano la ‘figuraccia’ – dal governatore Stefano Bonaccini al sindaco Luca Vecchi fino all’assessore Alex Pratissoli (che ha forse rimandato i termini del Pug per concedere più tempo) – che rapporto c’è ora?

"Rispettoso. A inizio settimana scorsa abbiamo avuto una riunione col sindaco, ci hanno ribadito le scadenze che abbiamo riportato tutto ai cinesi. Diciamo che le istituzioni non dico ci stiano sostenendo, ma neppure remando contro. L’interlocuzione resta aperta, ecco. È un progetto ad ampio respiro e piace anche a loro".

Anche se, mi permetta: qui a Reggio si è abituati a imprenditori pragmatici. Silk-Faw ha promesso la luna (uno stabilimento avveniristico, un miliardo tra investimenti e ricadute, 5mila posti di lavoro, un nuovo casello autostradale, un ruolo da protagonista nella Motor Valley con prototipi d’auto già svelati nei saloni più importanti d’Europa e griffati da star designer) ma poi non ha comprato neppure il terreno dove realizzare tutto ciò...

"Sicuramente sono stati fatti degli errori. Se avessimo raccontato tutto un po’ per volta, sarebbe stato meglio e avremmo evitato di prendere cantonate, anche se la guerra non si poteva prevedere. Ma ripeto: tutto ciò che abbiamo detto, lo vogliamo fare. Capisco che sembriamo un po’ pazzi e che ora abbiamo poca credibilità, ma faremo di tutto per conquistarcela. Coi fatti".