Reggio Emilia, la furia di Dario De Lucia "Bisogna lavorare meglio"

Intervento duro e polemico in Consiglio Comunale: "Il Pd continua a perdere iscritti, sono stufo di mettere toppe alle decisioni altrui"

Il consigliere comunale di maggioranza Dario De Lucia

Il consigliere comunale di maggioranza Dario De Lucia

Reggio Emilia, 29 luglio 2020 - «Lunedì sono stato nel quartiere Compagnoni, martedì i sindacati e mercoledì ero a Pratofontana dove da un anno non ci andavamo... Bisogna lavorare meglio, lo dico alla maggioranza...". Inizia leggendo la sua agenda di impegni, lo show del consigliere Pd, Dario De Lucia in Sala del Tricolore. Una tirata d’orecchie al suo partito, lavando i panni sporchi in pubblico, durante la discussione della variazione di bilancio di ieri l’altro. Che non fa altro che evidenziare una spaccatura nel gruppo Dem già scricchiolante quando due mesi fa si è dimessa l’assessore Valeria Montanari.

Davanti agli increduli compagni di banco, De Lucia continua: "Ho curato 16 campagne elettorali e ne ho vinte 14. Alle ultime elezioni uno su 30 ha votato me. Un po’ di titolarità ce l’ho. In passato ho rifiutato proposte lavorative per incompatibilità, perché volevo restare in quest’aula. Ma se non cambiamo passo, d’ora in poi mi farò meno problemi morali... Nel 2014 il Pd reggiano contava 1.200 iscritti, oggi 800. I voti sono calati nonostante abbiamo speso dieci volte la Lega in campagna elettorale arrivando al ballottaggio. Sono stufo di mettere toppe a decisioni altrui...".  

Aria di bufera nel Partito Democratico. Ieri De Lucia a freddo ha spiegato: "In realtà ho salvato la giunta – spiega – ‘sminando’ le intenzioni di chi del Pd non volesse approvare il bilancio. Ho invocato a restare compatti perché in quella variazione ci sono aiuti alle famiglie. Io ho votato a favore, ma certe cose andavano dette. Caos? Magari serve a svegliarci...".

E ammette: "Ci sono mal di pancia. È normale – chiedo – nonostante fosse stata richiesta, che non sia stata convocata una riunione di maggioranza prima di questo Consiglio? Ne avrei voluto parlare prima lì, anche se queste cose le dico a loro da un anno...". De Lucia è tra i delusi per la promessa analisi di autocritica/ripartenza del Pd mai arrivata dopo lo storico ballottaggio. Anzi, se ne parlerà a settembre. Un anno dopo il voto. La frattura tra il progressista De Lucia e l’ala cattolica Pd è cosa nota. Ma il consigliere punta il dito contro il modus operandi: "Serve più umiltà, collegialità e lavoro sul territorio. Lo dico senza paura delle malelingue...". Che arrivano puntuali: si mormora sia sbottato per non essere entrato in giunta o in una partecipata.  

«Sono superiore al teatrino politico – risponde – Stiamo sui contenuti: non vedo il nostro futuro roseo. Ci vuole più coinvolgimento dei consiglieri fino ad avere deleghe amministrative come accade altrove. E serve un ufficio stampa e profili social del gruppo consiliare per relazionarsi coi cittadini. Verrò strigliato? Ho chiesto io un incontro al sindaco...".

I Dem temono voglia formare un gruppo scissionista in Consiglio o uscire (la prima dei non eletti è Maura Manghi, ora ‘Italia Viva’; per il Pd significherebbe perdere un consigliere). "No, il mio intento è solo migliorare le cose. Mi chiedo: c’è la volontà del partito...?", conclude De Lucia. © RIPRODUZIONE RISERVATA