Vietato piangere Si torna in Italia a testa altissima

Migration

di Daniele

Barilli

A testa alta. Anzi, scusate: a testa altissima. Tutti in piedi, ragazzi. E applaudite per un quarto d’ora questa Unahotels. Che è andata, comunque, oltre i propri limiti. Che ha sfiorato un miracolo. Che è stata, in ogni caso, bravissima. E alla quale, in tutta onestà, non si poteva chiedere di più. Tutti in piedi, insomma, ad applaudire una squadra che non ha messo la ciliegiona più saporita sulla torta piena di panna che è riuscita a cucinare, ma ha dimostrato di avere un cuore che fa provincia. Dite la verità: se a settembre vi avessero detto che avremmo vissuto una notte così ci avreste mai creduto? E se vi avessero aggiunto che, a due partite dalla fine della Serie A, ci saremmo ritrovati in corsa per i playoff, non ci avreste messo una firma grande così?

Perché, non va dimenticato, questa squadra ha uno dei budget più bassi della Serie A. In più ha dovuto, realmente, affrontare mille ostacoli. Coach Caja ha perso per strada i due esterni titolari (prima Candi poi Olisevicius, diciamo una trentina di punti garantiti a partita...), poi si è ritrovato anche senza Diouf in un roster non proprio lunghissimo e, malgrado questo, l’Unahotels ha continuato la sua corsa senza quasi mai deragliare. Merito del’allenatore che ha dato a questa squadra una compattezza impressionante e un sistema di gioco come non si vedeva da anni. Merito di Cinciarini, un vero leader. Merito di tutti i giocatori che hanno giocato sempre con il cuore in mano. Ecco perché, anche se oggi si torna in Italia senza la Fiba Cup nella valigia, non possiamo che elogiare i biancorossi. Ed ecco perché tra 10 giorni, quando finirà la partita con la Fortitudo, ci piacerebbe che, vada come vada, tutto il pubblico tributasse un lungo applauso a questa squadra. Brava, anzi bravissima.