Aborto, il progetto di legge arriva in Consiglio

Recepito il questito referendario dello scorso 26 settembre: "Ma ci sono lacune da colmare"

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Il progetto di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza è stato al centro dei lavori del Consiglio grande e generale. Un progetto di legge che arriva in aula in prima lettura presentato dalla segreteria di Stato per gli Affari Interni, dalla segreteria di Stato per la Giustizia e dalla segreteria di Stato per la Sanità e sul quale si apre un ampio dibattito. Sono 53 gli iscritti ad intervenire con il riproporsi di posizioni anche distanti sull’interruzione volontaria di gravidanza, come ormai di certo noto. All’unanimità però, da un lato si riconosce come il quesito referendario sia stato recepito, aspetto fondamentale per rispettare la volontà espressa dei cittadini nel referendum del 26 settembre scorso. D’altra parte, la maggioranza degli interventi a livello bipartisan riconosce come questo scheletro normativo proposto dal governo sia essenziale e incompleto, non contemplando aspetti fondamentali quali la disciplina dell’obiezione di coscienza, l’introduzione di Consultori, o misure di sostegno economico e psicologico alle donne. Di qui l’invito al confronto e pur all’ascolto, espresso dai consiglieri di tutti i gruppi, anche prima di arrivare in Commissione, per condividere integrazioni al testo. "Abbiamo avuto l’intenzione di accogliere il quesito in modo asciutto – motiva il segretario di Stato alla Giustizia, Massimo Andrea Ugolini, tra i firmatari del Pdl – perché crediamo in un approccio responsabile da parte della politica. Noi crediamo che il quesito in questa maniera venga quantomeno recepito, è chiaro poi che bisogna mettere in campo servizi accessori per la tutela della vita nascente, per tutelare i più deboli, ma all’interno di un assetto normativo ben delineato". Lo stesso Segretario porta in aula dati Istat che confermano come la pratica dell’Ivg sia presente anche sul Titano, malgrado l’attuale divieto: le interruzioni volontarie di gravidanza, praticate da donne residenti a San Marino, nelle province italiane limitrofi, sono risultate 303 dal 2005 ad oggi, 20 interruzioni di gravidanza all’anno. "Credo sia fondamentale legiferare. Non è più accettabile che chi sceglie di effettuare questo percorso vada fuori territorio".