Allerta spie turche in Italia. A Rimini l’arresto di un curdo: "È perseguitato dai servizi"

Baris Boyun era finito in manette perché sorpreso in un hotel con una pistola carica. La sua mancata estradizione ha causato tensioni con Ankara. L’uomo è di nuovo nei guai.

Allerta spie turche in Italia. A Rimini l’arresto di un curdo: "È perseguitato dai servizi"

Allerta spie turche in Italia. A Rimini l’arresto di un curdo: "È perseguitato dai servizi"

In Italia scatta l’allerta ’spie turche’. Serpeggia infatti l’astio generatosi negli ultimi mesi tra Roma ed Ankara rispetto a una presunta scintilla partita proprio da una vicenda che ha toccato da vicino Rimini e la Riviera, prima di continuare come in un giro del mondo tra Svizzera, Milano e Crotone.

Al centro delle frizioni che ci sarebbero tra i governi dei due Paesi ci sarebbe proprio la figura di Baris Boyun. Il nome del 40enne più ricercato di Turchia e autore di quegli spostamenti su e giù per lo Stivale era già balzato agli onori delle cronache locali dal momento che il suo peregrinare su suolo italiano e tanto inviso ai turchi era partito nell’agosto del 2022, quando la presenza di Boyun a Rimini venne svelata dalla squadra mobile, che lo arrestò durante un soggiorno in un hotel quattro stelle di Marina centro. In quell’occasione, Boyun – su cui Ankara ha emesso un mandato di cattura internazionale per le accuse di omicidio (19 i delitti imputati a Boyun), lesioni, minacce, associazione a delinquere e violazione della legge sulle armi – venne trovato in possesso di una pistola con caricatore completo di nove cartucce calibro 9x19 Parabellum. In quell’occasione con Boyun venne sorpreso anche un 49enne svizzero che per il porto abusivo di armi nel frattempo ha patteggiato una pena a due anni.

Il presunto boss della mafia turca invece era finito, questo a marzo del 2023, davanti alla Corte di Appello di Bologna, che in quell’occasione aveva negato l’estradizione del quarantenne – come invece era stato richiesto da Ankara – considerando che le carceri turche non fossero rispettose dei diritti umani. Dopo la revoca della misura, a ottobre 2023, Boyun – che aveva sempre sostenuto, difeso dall’avvocato Matteo Murgo del foro di Bologna, di essere un perseguitato del governo Erdogan perché di origine curda – aveva poi fatto perdere le proprie tracce, fino al gennaio di quest’anno, quando il presunto boss turco è riapparso ed è stato sorpreso a Milano, di nuovo in possesso di una pistola.

Il secondo arresto che ne è seguito è stato subito motivo di una nuova richiesta da parte di Ankara a riavere su suolo nazionale il quarantenne, che ha poi sostenuto come la pistola che aveva con sé servisse per autodifesa ritenendo di essere pedinato dai servizi segreti turchi. Ad avvallare la versione di Boyun ci sarebbe un dubbio episodio avvenuto a Crotone due settimane fa, con la misteriosa esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco nelle vicinanza della casa in cui Boyun si trovava agli arresti domiciliari per effetto delle manette scattate per porto abusivo di armi a Milano e ritenuti dalla difesa del curdo "opera dei servizi turchi" nei confronti di Boyun. E’ tuttora in corso inoltre un’indagine della Procura del capoluogo lombardo, che dovrebbe ricostruire anche i recenti spostamenti di Boyun, il quale è stato ora trasferito ai domiciliari in altra sede e del quale non è mai stata ancora chiarita la presenza in Riviera nell’agosto 2022, anche se il suo legale Matteo Murgo ha sempre sostenuto come il 40enne vi avesse trovato rifugio dal Canada, poiché sempre in fuga dalle spie turche che gli davano la caccia.

Ecco perché in Riviera la soglia di attenzione resta elevatissima dal punto di vista di possibili infiltrazioni dall’estero, alla luce di un’altra recente presenza turca, quella di Yildirim Kaya, 52 anni, che a luglio dell’anno scorso è stato invece arrestato in un hotel di Milano Marittima in esecuzione di un mandato di cattura di Ankara vecchio di 24 anni e perché ritenuto un terrorista in un paio di attentati con diversi morti.