Arrestata Elena Korovina, l’ultima amante di Pantani

Ubriaca fradicia, in un bar di Riccione prende a sprangate i carabinieri e finisce in manette: la caduta nella polvere della ‘Dama nera’

Elena Korovina il giorno dell’arresto nell’inchiesta per la morte di Pantani

Elena Korovina il giorno dell’arresto nell’inchiesta per la morte di Pantani

Rimini, 18 novembre 2019 -  Nessuno riconoscerebbe mai in quella donna imbolsita che si aggira per Riccione la celebre ‘dama nera’. Quell’Elena Korovina superstar che fu l’ultima amante di Marco Pantani, protagonista indiscussa di una cronaca nera che fece epoca. Dalle copertine dei giornali che facevano a gara per intervistarla, a una cella di sicurezza dove parla da sola. Era talmente ubriaca che ha preso a sprangate i carabinieri. Dopo una notte in caserma , è stata denunciata a piede libero e rimandata a casa.  

Irresistibile e avida. Così avevano descritto amici ed ex amanti, la russa che accompagnò gli ultimi mesi di vita del Pirata. Quando lui era morto ammazzato dalla cocaina, lei era diventata una star. La fama le aveva giovato parecchio, e non aveva fatto mistero di essere attratta dai flash come le lucertole dal sole. A fotografi e giornalisti aveva offerto sempre il suo profilo migliore, quello dell’algida russa che per mesi aveva gestito il campione. Superba e sprezzante al punto che mentre il mondo intero piangeva Pantani, lei non aveva invece fatto mistero della poca considerazione che aveva di lui.

Quando l’aveva conosciuto, non sapeva nemmeno chi fosse l’uomo con cui bazzicava i locali alla moda e che, raccontarono poi, ogni volta la pagava 2mila euro. Almeno fino a quando non si era accorta che per loro c’era sempre il tavolo migliore e la gente lo fermava per chiedergli un autografo. Il suo disprezzo per il Pirata non gli aveva attirato simpatie, ma aveva continuato a descrivere un uomo in preda alla droga, lagnoso e insopportabile che piangeva il suo grande amore perduto, Cristine. C’era state notti in cui, aveva detto, lui era talmente in preda al delirio che era stata costretta a scappare dalla camera d’hotel. Con la freddezza di un biografo, aveva descritto la discesa nel baratro di chi seppure alla deriva era ormai fissato nella leggenda.  

Quando era stata arrestata perchè sospettata di essere il tramite tra il campione e lo spacciatore, non aveva fatto una piega. «Così’ magari diventerò famosa’, si era limitata a sibilare tra due ali di poliziotti. Ma Elena Korovina era tutt’altro che un’ingenua, dalle trattative con il mondo della coca era sempre rimasta ai margini, limitandosi a far parte di quella corte dei miracoli che girava intorno a Pantani e dove ognuno guadagnava il suo. Per parecchio la russa aveva tenuto le prime pagine, con il fascino felino di una donna che non dà importanza a nulla e a nessuno. Quei giorni anche la sua vita venne passata al setaccio, e ci furono ex amanti che non si fecero scrupoli a crocifiggerla, descrivendola come una donna avida e fredda.

Ma lei faceva spallucce, critiche e frecciate non facevano altro che far crescere la sua celebrità. Non si perse un’udienza del processo, e ogni volta era uno show. Elegante e impeccabile, occhiali scuri e fascia intorno ai capelli. Un look da femmina, capace di suscitare odio e passione al tempo stesso. Alla fine venne assolta, e tornò nell’ombra. Almeno fino a quando il rampollo di una facoltosa famiglia di albergatori riccionesi non la denunciò. Secondo l’accusa l’aveva alleggerito di un bel po’ di soldi, facendosi regalare gioielli per migliaia di euro, approfittando del fatto che l’uomo soffriva di problemi psichici che lo rendevano, dissero i periti, una facile preda. Lei, che non aveva mai fatto mistero delle sue costose abiutudini, si era difesa giurando che quei regali era stati fatti in tutta coscienza. Non le avevano creduto, era finita di nuovo alla sbarra e questa volta condannata.  

Ora l’aspettava l’oblio nel suo appartamento di Riccione. Come abbia passato questi anni è tutto in quella figura ingrassata e imbolsita dall’alcol in cui nessuno riconoscerebbe mai la ‘dama nera’. Venerdì scorso era in un bar del centro a parlare da sola. Era talmente fuori di sè che il gestore è stato costretto a chiamare i carabinieri. Ma una volta fuori, Elena ha afferrato una catena e ha cominciato a colpirlì. Non è stato facile portarla in caserma. Niente a che vedere con l’uscita trionfale dalla questura di Rimini, dove il suo sorriso era quello di una vincitrice.