Baby bulli condannati per estorsione

Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, tra il 2019 e il 2021 si sarebbero resi protagonisti di alcuni episodi di estorsione ai danni di un 19enne della provincia di Pesaro Urbino, costringendolo a versare nelle loro tasche piccole somme di denaro attraverso minacce di vario tipo. Nei guai sono finiti due ventenni, entrambi della Valmarecchia, che ieri mattina davanti al gip di Rimini sono stati condannati - in rito abbreviato - a un anno e 10 mesi, a fronte di una richiesta di 4 anni della Procura. L’accusa a loro carico riguardava in particolar modo un episodio, oggetto della denuncia da parte del 19enne. In quella circostanza, aveva raccontato la vittima alle forze dell’ordine, uno dei due gli aveva strappato lo smartphone dalle mani, pretendendo 150 euro in cambio della restituzione.

Il giovane, che in precedenza era rimasto in silenzio, aveva trovato il coraggio di raccontare tutto ai genitori, insieme ai quali si era successivamente rivolto ai carabinieri della compagnia di Novafeltria. Si era così presentato in caserma per raccontare nel dettaglio la sua versione dei fatti e denunciare le presunte vessazioni che nel corso del tempo sarebbe stato costretto a subire, fino ad arrivare appunto allo ‘strappo’ del cellulare. I militari si erano messi al lavoro e nel gennaio del 2021 tre giovanissimi (due neomaggiorenni e un minorenne) residenti in Valmarecchia, una volta completata la fase delle indagini preliminari, erano stati sottoposti ad una misura cautelare.

I carabinieri avevano poi perquisito le loro abitazioni, trovando nella casa di uno dei ventenni 18 grammi di marijuana e piccole dosi di stupefacenti in quelle degli altri due. Due su tre, alla fine, sono arrivati in aula davanti al gip. Il loro legale, l’avvocato Diego Dell’Anna, non esclude la possibilità di un ricorso in Appello. "Aspettiamo di conoscere le motivazioni della sentenza – dice l’avvocato Dell’Anna – Da parte nostra, abbiamo sempre sostenuto che non vi siano gli elementi per ipotizzare il reato di estorsione, che dovrebbe invece essere derubricato in esercizio abusivo delle proprie ragioni. La presunta vittima aveva ottenuto dagli amici un prestito di 150 euro e gli indagati stavano soltanto cercando il modo di riavere indietro il loro denaro. Forse hanno usato modi poco ortodossi, ma di certo a nostro parere non vi sono gli estremi per ravvisare l’estorsione. I giovani di oggi utilizzano un linguaggio da quello degli adulti ed è facile equoivocare".