Balneazione a Rimini, l’alibi del caldo non convince i sindaci

Comuni e associazioni di categoria sulle barricate: "Questa figuraccia ci costa un danno enorme. Il nostro mare è pulito, chiediamo alla Regione una campagna di comunicazione in Italia e all’estero"

Rimini, 30 luglio 2022 - L’ipotesi che sia stato il caldo a far scattare i divieti non convince affatto i sindaci della costa riminese. Ieri mattina gli amministratori hanno avuto un incontro con Regione e Arpae per fare il punto dopo i divieti di balneazione scattati sul litorale provinciale. Riunione nella quale "non sono emersi elementi certi circa i motivi dello sforamento dei parametri normativi verificatisi lo scorso 26 luglio lungo 28 punti della costa di Romagna in grado di risolvere i dubbi del caso accaduto in assenza di qualunque causa endogena o esogena nota finora".

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Ieri i valori sono tornati nella norma e sono stati revocati i divieti di balneazione
Ieri i valori sono tornati nella norma e sono stati revocati i divieti di balneazione

Con le fogne che non scaricano, i fiumi che non portano acqua in mare e l’assenza di piogge, per i sindaci non può bastare aggrapparsi al caldo eccezionale. Serve dell’altro anche perché, ribatte la presidente di Federalberghi Rimini, Patrizia Rinaldis "vorrei capire perché l’acqua è calda solo nel mare davanti alla nostra provincia mentre superato il confine di Bellaria il fenomeno non c’è più".

Davanti a questo scenario ciò che l’assessore Anna Montini per Rimini, e i sindaci Daniela Angelini per Riccione, Filippo Giorgetti per Bellaria, Fabrizio Piccioni per Misano e Franca Foronchi per Cattolica, non hanno ancora digerito è il fatto che "Regione, Arpae e Ausl devono approfondire scientificamente i fatti per individuare un’ipotesi in grado di evitare per il futuro che accadono eventi improvvisi come questo. E approfondire significa anche ripercorrere con attenzione l’intera filiera che dal prelievo in mare porta il campione in laboratorio, senza escludere a priori alcuna ipotesi".

Non lo dicono chiaramente, ma quello che ha lasciato l’amaro in bocca è il fatto che "mai si sia parlato della possibilità di un errore – ribatte Rinaldis –. Al contrario trovati valori anomali, sono subito scattati divieti e il circo mediatico senza nemmeno fare delle verifiche. Per il turismo il danno è enorme". Il dubbio nelle stanze del municipio era emerso nel pomeriggio di giovedì quando erano arrivati i risultati delle analisi commissionate dall’amministrazione in 7 tratti di mare coincidenti con quelli in cui Arpae aveva eseguito le analisi, ma con esiti opposti: valori sforati per Arpae, totalmente nella norma per il laboratorio privato Lav.

Troppe anomalie , la riviera non vuole chiudere il caso e ripartire come nulla fosse. "E’ stato chiesto a Regione e Arpae – conclusono sindaci e assessori – di attivare un gruppo di lavoro sul tema, anche con i Comuni, e di disporre, già dal prossimo campionamento un nuovo e più tempestivo modulo di comunicazione dei risultati dei prelievi. Siamo certi che l’assessorato al turismo definirà da subito un piano di comunicazione rivolto a media nazionali e internazionali, per valorizzare e promuovere l’alta qualità del nostro mare".