Banca Carim, il Codacons e 33 piccoli azionisti parti civili contro gli ex vertici

Contestato l’aggiotaggio al presidente Bonfatti e al direttore Mocchi, tra un mese si decide sul rinvio a giudizio. Per il pm non c’è stato falso in bilancio

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Se andranno a processo, verrà stabilito il 28 giugno. E’ il giorno in cui si deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio per Sido Bonfatti e Alberto Mocchi, rispettivamente ex presidente ed ex direttore generale di banca Carim. Entrambi sono accusati del reato di aggiotaggio continuato. La decisione doveva maturare ieri, ma poi l’udienza è andata per le lunghe. I legali di Bonfatti e Mocchi, Moreno Maresi e Tommaso Guerini, hanno sollevato una lunga serie di eccezioni. Eccezioni che sono state tutte respinte dal giudice Benedetta Vitolo, che ha inoltre la richiesta di costituirsi parte civile, nel caso di eventuale processo, da parte del Codacons e di 33 azionisti di banca Carim.

La nuova battaglia legale contro gli ex vertici di Carim è partita in seguito agli esposti presentati da Enrico Cecchi (nella foto), ex comandante provinciale della Guardia di finanza, uno dei piccoli soci della banca. Cecchi e gli altri azionisti, tramite il loro legale Davide Lombardi, avevano chiesto di riqualificare le accuse nei confronti di Bonfatti e Mocchi e di contestare loro anche il reato di falso in bilancio. Ma ieri è stato lo stesso sostituto procuratore, Luca Bertuzzi, a spiegare come non si possa ravvisare il reato di falso in bilancio. Questo perché secondo anche i consulenti della Procura quella relazione semestrale sui conti di banca Carim, contestata da Cecchi e gli altri azionisti, non è un bilancio.

Va ricordato che nel primo processo di banca Carim tutti gli ex amministratori sono stati assolti. Cecchi e altri azionisti non si sono dati per vinti, e tra qualche mese (a settembre) partirà il processo in Corte d’Appello.