Coronavirus Rimini, la mappa dei contagi. Cattolica maglia nera

Da qui è partito il focolaio, poi ci sono San Giovanni e Misano. Ieri altri 35 positivi, ma Il picco deve an cora arrivare

Infermieri in un reparto di malattie infettive

Infermieri in un reparto di malattie infettive

Rimini, 19 marzo 2020 - Seicentotredici. Sono arrivati a quota seicentotredici con i nuovi 35 di ieri i contagiati dal coronavirus, di cui 586 residenti nella nostra provincia. E il picco dell’epidemia deve ancora arrivare. "La prossima settimana dovremo arrivare al massimo del contagio", ha detto il commissario straordinario, Sergio Venturi.

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Ma è la zona sud della provincia quella che desta maggior preoccupazione. E’ da lì che è tutto è nato il 25 febbraio scorso, con il paziente uno, il ristoratore e un suo cliente, appassionato di karaoke, il paziente due. Proprio Cattolica vanta il triste primato nel rapporto tra contagiati e residenti: 99 contro gli oltre 17mila abitanti. Al secondo posto, in questa classifica poco lusinghiera, si piazza San Giovanni in Marignano con i suoi 50 casi ma su una popolazione di 9400 abitanti. Misano è terza con 56 positivi su 13400 abitanti. San Clemente ha 5600 residenti, ma 18 ammalati che la fanno volare al quarto posto, davanti a Riccione che di casi ne ha invece 102. Segue Morciano con i suoi 17 casi per poco più di 7100 abitanti.

E queste cifre fanno capire il perché del grave allarme che è stato lanciato da più parti per "blindare" ulteriormente la zona ed evitare ulteriori contagi. Montescudo Monte Colombo è poco distate con i suoi 12 casi su 6800 residenti. Nel resto della Valconca la situazione è molto più tranquilla, un caso o due per i comuni più piccoli.

Rimini città ha il più alto numero di contagiati, ben 163, ma il rapporto con la sua popolazione, oltre 150mila residenti, la tiene lontano dalla classifica dei più pericolosi. Il ’focolaio’ resta a sud, da Riccione in giù. E la conferma arriva anche dagli altri numeri, sempre rigorosamente tenuti nascosti: Bellaria ha solo sei casi (i dati si riferiscono all’altro ieri) per una popolazione di quasi 20mila abitanti. A Santarcangelo su oltre 22mila i contagiati sono 17, a Verucchio 4 e Poggio Torriana solo uno. Novafeltria, invece, vanta la maglia nera in Alta Valmarecchia con 11 casi su poco più di 7100 abitanti.

Maiolo, Casteldelci, Sant’Agata e Montefiore fino a due giorni fa potevano vantarsi di non registrare malati da coronavirus, piccole isole felici in un mare di infetti. Ed anche la giornata di ieri ha fatto registrare nuovi casi, appunto 35 in più. Di questi 25 sono uomini e 10 sono donne. Dei 35 pazienti, venti sono stati ricoverati in ospedale mentre 15 si trovano al loro domicilio poiché privi o con sintomi leggeri. Attualmente in isolamento domiciliare sono circa 1300 le persone. In questa cifra sono compresi sia gli ammalati sia tutti coloro che hanno avuto contatti stretti con i casi positivi accertati. Ieri però non è stato comunicato il numero dei deceduti a Rimini.

E anche a San Marino la situazione resta drammatica. Sono 109 i casi positivi, 8 in più. E ieri sono stati registrati altri 3 decessi (vittime di 68, 78 e 95 anni) che portano a 14 il numero delle persone venute a mancare in Repubblica. Dei 109 positivi, 59 sono ricoverati all’ospedale di San Marino, 9 in Rianimazione con sintomatologia severa (1 femmina e 8 maschi), 50 nelle degenze di isolamento predisposte con sintomi moderati (30 maschi e 20 femmine) e 50 sul territorio e a domicilio.

Quattro le persone guarite e 13 quelle dimesse dall’ospedale in quanto le loro condizioni cliniche sono migliorate. Sono 234 le quarantene domiciliari sui contatti stretti compresa la rete familiare, amicale e personale sanitario (210 laici, 21 sanitari, 3 forze dell’ordine) e 340 quarantene terminate. Sul Titano è stata poi lanciata la campagna ufficiale ‘Una bandiera una Nazione’ che invita i sammarinesi a esporre fuori dalla propria abitazione la bandiera biancazzurra come segno di unità e solidarietà del Paese messo a dura a prova in questo momento per l’emergenza sanitaria da Covid-19. Un modo per sentirsi più uniti e meno soli.