Coronavirus Emilia Romagna 18 marzo, 65 decessi in un giorno. "Mai così tanti"

In un giorno altri 525 malati (4.525 in totale), 24 i nuovi ricoverati in terapia intensiva. La mappa dei contagi.. Un bimbo positivo a Forlì

I nuovi dati coronavirus in Emilia Romagna

I nuovi dati coronavirus in Emilia Romagna

Bologna, 18 marzo 2020 - Sono 525 le persone che hanno accertato la loro positività al coronavirus in un solo giorno in Emilia Romagna, 65 i morti da ieri. Il bollettino della regione è ancora molto critico: "L'incremento è del 13%,una percentuale che non è cambiata. Ma questo dato inizia a non soddisfarci, abbiamo avuto periodo con il 20%, ma vorremmo vedere il picco che non vediamo ancora - commenta il commisario all'emergenza sanitaria Sergio Venturi: sarà o alla fine di questa settimana o durante la settimana prossima. Dopo il picco, vedremo una diminuzione dei casi". Ma questi numeri sono ancora frutto dei giorni precedenti al decreto del governo - avvisa Venturi - dobbiamo attendere ancora per vedere scendere la curva".

Aggiornamento del 19 marzo

Rispetto a ieri ci sono 24 persone in più in terapia intesiva, ora i ricoverati nei reparti per le persone più gravi sono 247 persone. Le persone clinicamente guarite sono 152. I decessi sono passati da 395 a 461: un numero mai toccato prima, 65 vittime in poche ore. 

I malati

In dettaglio, questi sul territorio i casi di positività: Piacenza 1.340 (136 in più rispetto a ieri), Parma dato mancante, Rimini 613 (35 in più), Modena 575 (115 in più), Reggio Emilia 414 (115 in più), Bologna 395 (di cui 113 a Imola e Medicina, 282 a Bologna; complessivamente 62 in più, di cui 13 a Imola e 49 a Bologna), Ravenna 153 (29 in più), Forlì-Cesena 171 (di cui 78 a Forlì, 4 in più rispetto a ieri, e 93 a Cesena, 23 in più rispetto a ieri),  Ferrara 64 (6 in più rispetto a ieri). 

I decessi

I decessi sono passati da 396 a 461: 65, quindi, quelli nuovi, di cui 15 donne e 50 uomini. "Non ne avevamo mai avuti tanti, ma questo dato è ancora frutto dei giorni precedenti al decreto quindi dobbiamo in qualche modo abituarci a questa coda di decessi", annota Venturi. Per la maggior parte delle persone decedute sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse, anche plurime. I nuovi decessi riguardano 12 residenti nella provincia di Piacenza, 34 in quella di Parma, 5 in quella di Reggio Emilia, 4 in quella di Modena, 5 in quella di Bologna - di cui 1 a Medicina -, e 1 a Cesena; 4 persone decedute erano residenti fuori regione. Il numero dei decessi nella provincia di Rimini non è disponibile.

Nuovi posti in ospedale

Sono 2.691 posti letto aggiuntivi già allestiti, 211 in più di ieri: 2.295 ordinari e 396 di terapia intensiva

Tra ieri e oggi in tutta l’Emilia-Romagna sono stati allestiti ulteriori 211 posti letto per i pazienti colpiti da Coronavirus, che complessivamente passano da 2.480 a 2.691, tra ordinari (2.295) e di terapia intensiva (396). Un lavoro che procede a ritmo serrato, quello messo in campo dalla rete ospedaliera dell’intero territorio per attuare il piano di rafforzamento regionale.

Nello specifico: 575 posti letto aggiuntivi a Piacenza (di cui 40 per terapia intensiva), 593 a Parma (57 terapia intensiva), 454 a Reggio (42 terapia intensiva), 250 a Modena (70 terapia intensiva), 400 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (103 terapia intensiva), 68 a Ferrara (21 terapia intensiva), 351 in Romagna (in particolare: 179 Rimini, di cui 26 per terapia intensiva; 58 Ravenna, di cui 12 per terapia intensiva; 55 Forlì, di cui 8 per terapia intensiva; 53 Cesena, di cui 17 per terapia intensiva, 6 Lugo).

Piacenza

"Voglio rivolgere un particolare pensiero a Piacenza, dove l'epidemia è molto forte. Abbiamo avuto tanta solidarietà da parte di tani altri popoli, anche di altri regione. Quella solidarietà va ai piacentini: molti sono ricoverati in ospedali di altre province emiliano romagnole. Così dimostriamo che siamo una regione unita e coesa".

"In queste settimane vanno fatti sacrifici, spero di potere dare nei prossimi giorni ai residenti di Piacenza finalmente notizie migliori: è da Piacenza che ripartiremo, tutti dobbiamo essere vicini a quei luoghi. Ci aspettiamo da lì di ricominciare. Il decremento ora non lo vediamo, sarà graduale. Con l'impegno di tutti sarà prima di quello che ci aspettiamo".

"La curva dei contagi non mi piace. Mi piacerebbe che cominciasse a flettere, flette troppo poco". Così  a Radio Anch'io su Radio Uno Sergio Venturi, il commissario per l'emergenza coronavirus in Emilia Romagna. "Seguiamo l'onda lombarda", ha spiegato Venturi. "Piacenza è provincia di confine con il Basso Lodigiano e ha seguito lo stesso andamento. Ora la curva è all'apice", ha precisato. L' Emilia Romagna, però, è "una regione orizzontale", quindi, ha sottolineato Venturi, "abbiamo una situazione variegata che ci consente di concentrare le forze dove necessario".

Leggi anche Mattarella firma il 'Cura Italia'Medicina zona rossa, lacrime senza fine - Focolaio in una palestra a Ravenna - Il racconto del sindaco di Bologna ai tempi del coronavirus

"I numeri sono destinati ancora a salire e tutto questo mette in difficoltà le aziende sanitarie. Avremo ancora un paio di settimane di sofferenza forte", continua Venturi. Una delle questioni che preoccupa di più è la disponibilità dei posti in terapia intensiva. "Noi siamo attorno a meno della metà di quelli che abbiamo a disposizione. Siamo passati da 200 a 500 progressivamente", ha spiegato Venturi.

Il piano della Regione: più tamponi

Il "piano di potenziamento dell’attività dei tamponi" è pronto e verrà presentato al presidente della Regione, Stefano Bonaccini (che in serata ha spiegato: "Partiremo da chi lavora nella sanità regionale e proseguiremo sugli altri cittadini"). E sarà necessario, secondo le nuove indicazioni dell’Oms, soprattutto per cercare le persone positive asintomatiche.

Un piano "diversificato per province", spiega il commissario Venturi, con tamponi "per tutti i dipendenti e convenzionati con il Servizio sanitario nazionale" e a questo se ne aggiungerà uno "più complessivo di ricerca del virus nelle persone e nei contatti".

Si andrà per gradi, precisa nel consueto punto stampa, "sarà un piano dinamico che cambierà giorno per giorno". Poi l’aggiunta: "Non è una questione di cura, ci cambia poco sapere se uno è positivo o meno. Ormai i sanitari sono capaci di capire se c’è il covid anche solo visitando, senza il tampone. Ma lo facciamo perché abbiamo bisogno che gli operatori dei servizi sanitari siano tranquilli nel loro lavoro".

Bonaccini, dal canto suo, assicura: "Partiremo con una campagna molta estesa, garantendo alcune migliaia di tamponi al giorno. Siamo pronti per partire immediatamente". Lo ha confermato ieri sera a Cartabianca, su Raitre.  E ha approfittato delle telecamere anche per sgomberare il campo da possibili equivoci: non saranno fatti tamponi a tappeto su tutta la popolazione. "Fare campioni su un totale di 4,5 milioni di abitanti credo sia quasi impossibile nel tempo che serve, visto che stiamo affrontando una emergenza".

Tuttavia "abbiamo deciso di aumentare il numero dei test che si fanno, partendo dagli oltre 60.000 operatori sanitari. Perche' abbiamo bisogno che se c'è qualche asintomatico si sappia, per evitare che possa contagiare altri".

Poi, afferma ancora Bonaccini, "li estenderemo a quella parte di lavoratori e lavoratrici delle imprese aperte che operano nei luoghi con più assembramento. 

La protesta dei sindacati 

Il provvedimento deciso dall'Emilia-Romagna, fare tamponi a tappeto tra il personale della sanità, "è corretto, ma insufficiente perché va esteso a tutto il personale". Inoltre "è stato preso con grave ritardo. Ci chiediamo perché tale disposizione non sia stata presa da subito nelle settimane passate, perché si è atteso di raggiungere un tale livello di contagio nel settore sanitario e di cura che ha coinvolto pazienti, operatori, ed ospiti". Per questo Usb, sigla di base del sindacato, ha deciso di presentare esposti in tutte le Procure dell'Emilia-Romagna. "Tutti i lavoratori e le lavoratrici degli enti sanitari e di cura - si legge in una nota - chiedono il tampone a gran voce dall'inizio dell'emergenza. Chi ha delle responsabilità in merito se le dovrà assumere".

Gli esposti sono partiti ieri: viene chiesto di "effettuare gli opportuni accertamenti e di appurare se sussistano responsabilità penali riguardo alla carenza di dispositivi individuali di protezione nelle strutture delle aziende sanitarie e ospedaliere dell'Emilia-Romagna, dell'Asp Città di Bologna, Asp distretto di Fidenza e Asp ad Personam di Parma". Con questi  esposti "si è voluto portare all'attenzione della Procure quelle che a nostro giudizio sono gravissime mancanze di organizzazione, gestione e previsione del rischio e di dispositivi di protezione da parte di questi enti, perché si realizzino gli opportuni e rapidi accertamenti e nel caso si valutino i profili di responsabilità penale".

Le schede Le regole in casa per scarpe e vestiti – Il farmaco - PDF / Nuovo modulo per l'autocertificazione - Come capire se si è a rischio

Primo bambino contagiato a Galeata

Un bambino positivo al Coronavirus. Ha 11 anni e, fortunatamente, è privo di sintomi. Si tratta del primo caso di questo genere nel Forlivese: lo ha annunciato il sindaco di Galeata Elisa Deo, riferendo di due casi. Oltre al bambino è positiva anche la madre di 39 anni. La donna ha lievi sintomi e rimarrà in quarantena in casa: non è stato necessario il ricovero in ospedale. Altri familiari sono risultati negativi. "I medici stanno ricostruendo il quadro epidemiologico per capire con quali e quante persone siano entrati in contatto negli ultimi giorni", precisa il sindaco. Questa mossa è decisiva, infatti, per prevenire l’allargarsi del contagio.

Università di Bologna, test sulle mascherine

Sarà l’Università di Bologna a testare le mascherine destinate al personale sanitario dell’Emilia-Romagna, per velocizzare, favorire e migliorare la diffusione dei dispositivi protettivi, "ora soprattutto che numerose aziende della nostra regione si offrono di produrle", fa sapere la Regione. Studiosi e ricercatori dell’Alma Mater sono infatti al lavoro per rendere operativi già da domani due nuovi laboratori per  i test di sicurezza necessari e la realizzazione di nuovi materiali nanostrutturati pensati per la produzione di mascherine ad alte prestazioni.

"La nostra grande comunità di ricercatori e professori non si ferma davanti all'emergenza, e anzi moltiplica gli sforzi per poter dare il proprio contributo", commenta il rettore Francesco Ubertini. "Quello della carenza di mascherine per il personale sanitario è un problema per cui servono risposte urgenti: i nostri ricercatori hanno raccolto la sfida, unendo competenze diverse e interagendo con il tessuto industriale, fino ad arrivare in tempi rapidi ad offrire soluzioni innovative e concrete".

"Poter contare su un sistema universitario e di ricerca come quello dell’Emilia-Romagna è motivo di orgoglio, perché ci consente di affrontare l’emergenza cercando di dare risposte che devono essere le più veloci possibili”, sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini. “Proteggere i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario, le professioni mediche e sanitarie, lavoratori e lavoratrici e le persone in genere è per noi fondamentale".

Per poter essere utilizzare in sicurezza dagli operatori sanitari, le mascherine devono rispettare alcuni standard di qualità, che ne garantiscano la capacità di filtrazione batterica e le caratteristiche di respirabilità.

Con l'obiettivo di accelerare questo processo di controllo, un gruppo multidisciplinare di ricercatori guidato dal professor Francesco Saverio Violante e dalla professoressa Cristiana Boi, ha allestito in soli tre giorni nuovi laboratori in grado di realizzare complessi test di sicurezza sulle mascherine.

Intanto, un altro gruppo interdisciplinare di docenti e giovani ricercatori dei dipartimenti Unibo di Ingegneria Industriale (DIN), di Chimica "Giacomo Ciamician" e di Ingegneria dell'Energia Elettrica e dell'Informazione "Guglielmo Marconi" (DEI) è al lavoro per ideare nuove mascherine ad elevate prestazioni.