Da ritrovo di sbandati a locale che sforna pizze e sorrisi

Lo strano caso dell’Artrov di Rimini. A quattro anni dalla nascita, il gestore racconta una sfida che è stata vinta

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Il primo di luglio è stato il quarto compleanno dell’Artrov, il ristorante gestito da Riccardo Bianchini Riccardo e dai suoi figli Giada e Alberto. La location era un buco nero, inserita in un ambiente di balordi, quattro gestioni in poco tempo, un pezzo di città in mano alla micro criminalità. Poi i lavori del sottopasso e Bianchini che rileva il locale e gli mette quel nome accattivante, Artrov, che significa il ritrovo, con il clime ‘noi siamo nati con il sorriso’, lì in mezzo ai balordi e alla fauna della stazione. E magicamente, dall’ora della colazione alla mezzanotte, il sottopassaggio e il viale della stazione diventano posti che percorri con il cuore più leggero. Perchè c’è l’Artrov, il ritrovo appunto. Aggiungi che nel locale si mangia bene, pizza ottima, le carni sono speciali, i primi fatti in casa, i prezzi giusti. Insomma un successo non proprio annunciato per Riccardo Bianchini.

"Sono stati quattro anni di sacrifici - raccomta - Questo locale è stato costruito da me e dai miei 16 dipendenti giorno dopo giorno, dalla mattina alla notte. Poi abbiamo iniziato a percepire qualcosa di diverso dal consenso verso la nostra cucina, abbiamo iniziato a percepire l’affetto della gente. Le persone capivano che avevamo ridato un pezzo della città ai riminesi. Venivano a cena qui perché il locale piaceva, ma anche per testimoniare con la loro presenza che non ci si arrende al degrado".

Ora l’Artrov è riconosciuto come un locale stabile, affidabile e anche bello, con un giardino che prima era pieno di cartacce mentre ora è un posto dove corrono i bambini. Ma, come avverte Riccardo, non bisogna abbassare la guardia. "Vorrei ricominciare ad aprire locali per il mondo - sostiene Bianchini - abbiamo contatti a Dubai, Caracas Londra ma questa volta le location le scegliamo in posti giusti, contro il degrado abbiamo già dato qui".

Luca Ioli