Rimini, cocaina al ristorante dei Vip. "Se sniffavano nei bagni non potevamo saperlo"

Telecamere nei bagni del 'Vichy Cristina', il Gip chiede la chiusura. Le ristoratrici si difendono

La polizia al Vichy Cristina

La polizia al Vichy Cristina

Rimini, 1 ottobre 2018 - «Ci sarebbero tante cose da dire, ma in questo momento preferiamo non parlare». Scelgono il silenzio le due ristoratrici che mandavano avanti il Vichy Cristina, il famoso locale aperto due anni fa a Borgo Marina, finita nella bufera con l’operazione ‘Whitesnow’. «Ne abbiamo parlato con i nostri legali – dicono le due donne, che sono indagate – e abbiamo scelto, almeno in questa fase, di non dire nulla. Una cosa è certa: se qualcuno andava nel bagno del locale per assumere droga, noi non potevamo saperlo».

A parlare per loro ci pensa l’avvocato Paolo Righi, che le difende insieme al collega Marco Ditroia. «Prima di tutto loro non sono le titolari, una lavorava come cuoca e l’altra come cameriera», chiarisce Righi. Nel merito, «entrambe si dichiarano completamente estranee ai fatti, erano totalmente inconsapevoli dell’attività di spaccio che avveniva nel locale. Pertanto sono certe di poter dimostrare la loro innocenza».

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Per il locale, che è chiuso da maggio (e «quest’inverno – dichiara lo stesso Righi – non avrebbe riaperto, per volontà dei titolari») è un duro colpo. Perché in meno di due anni il Vichy Cristina, aperto dalla fine del novembre 2016, è diventato il ritrovo della ‘Rimini bene’. Frequentato da avvocati e professionisti, imprenditori e volti noti del mondo della notte. Eppure quando ha aperto i battenti, sembrava una sfida difficile da vincere. A Borgo Marina, nel quartiere dove proliferano i bazar, i negozi etnici, i locali di kebab, in pochi avrebbero scommesso sul successo di un ristorante di questo tipo. «Ma noi – dichiaravano convinte all’epoca le due imprenditrici – contiamo di riportare qui i riminesi, che hanno un po’ abbandonato Borgo Marina». In effetti il Vichy Cristina ci era riuscito, attirando a sé una clientela particolare e di alto livello. Un po’ ristorante e anche un po’ discoteca, perché nel fine settimana alla piccola consolle allestita dentro il locale c’era sempre qualche deejay a suonare, fin dall’ora della cena.

Nei fine settimana d’inverno corso Giovanni XXIII finiva così per riempirsi di macchine di lusso degli avventori del locale, che arrivavano anche da fuori Rimini per cenare nel ristorante, o anche solo per bere un drink. Per chi non voleva perder tempo nella ricerca del parcheggio, il locale metteva a disposizione perfino un addetto, che portava la macchina in un parcheggio. Tante volte però i vigili sono stati chiamati per rimuovere le auto lasciate in sosta selvaggia dai clienti. Nel ristorante alla sera c’era sempre un bodyguard, pronto a intervenire nel caso. Insomma, al Vichy Cristina si guardava a ogni dettagli per curare i clienti. E tanti noti riminesi hanno organizzato ai suoi tavoli feste e cene aziendali. Serate fatte di lustrini, abiti da sera e fiumi di champagne. Il Vichy Cristina era molto richiesto anche nei giorni in cui alla Fiera si teneva qualche manifestazione. Un posto ben frequentato insomma, che da subito era diventato uno dei locali più alla moda di Rimini.