"Erano autorizzati. L’arte è libera, come Rimini"

"Erano autorizzati. L’arte è libera, come Rimini"

"Erano autorizzati. L’arte è libera, come Rimini"

Il murales dello scandalo in via Savonarola? Assolutamente autorizzato dal Comune, e il sindaco difende l’opera a spada tratta. Perché "questo mondo – dice Jamil Sadegholvaad – ha un fottuto bisogno di padri e non di padroni". Risponde così il primo cittadino di Rimini, alle tante polemiche provocate dal murale che raffigura un uomo che allatta un bambino.

Approfondisci:

Rimini, cancellato il murales dell’uomo che allatta

Rimini, cancellato il murales dell’uomo che allatta

"Il rapporto tra l’arte e il mondo – premette il sindaco – è sempre stato ferocemente dialettico. Ma ogni volta che l’arte cozza contro la presunta normalità ecco saltar fuori lo scandalo. Ricordate le raccolte di firme a Rimini per chiedere la distruzione delle cartoline di Maurizio Cattelan? C’è sempre un Montevecchi di turno (riferito al consigliere regionale della Lega, che ha attaccato il Comune e ha chiesto se il muralas è stato autorizzato, ndr) che vuol passare una mano di vernice sulla storia, sulle storie, sull’arte. L’avrebbe fatto anche per Caravaggio e Michelangelo, se avesse vissuto in quel periodo... Figuriamoci per un collettivo di writer riminesi che interpreta l’attualità". L’opera in via Savonarola, precisa il sindaco, è autorizzata: "Al gruppo di artisti abbiamo messo a disposizione alcuni spazi, quello di via Savonarola incluso, liberamente, gratuitamente. Su quel muro prima c’è stata un’opera con la scritta ‘Trans è bello’, a cui una manina birichina ha sostituito la parola trans con f..a". "L’arte a Rimini – continua il sindaco – avrà sempre asilo. Non si professa Rimini capitale italiana della cultura solo per una competizione o Rimini terra di libertà solo in un convegno: la si professa sempre e comunque. Questa è l’arte, nel bene e nel male è l’arte, questa è Rimini". In quel murales che raffigura un uomo che allatta "io ci vedo il magico mistero della paternità – conclude Jamil Sadegholvaad – Essere padre, e lo provo ogni giorno avendo una bimba, non significa portare i calzoni o portare a casa lo stipendio, ma avere la stessa relazione naturale, profonda, misteriosa, differente ma uguale rispetto alla madre".

Dalla Lega replica Matteo Montevecchi: "Non penso che essere padre significhi solo portare a casa lo stipendio. Il papà è un uomo che ama i propri figli, disposto a dar la vita per loro, ma ciò non significa sostituirsi alla madre. Parità non significa cancellare le differenze. L’unica mano di vernice qui è quella che certi amministratori si sono passati sulla coscienza, piegandosi alle trascrizioni di figli delle coppie omogenitoriali e alla barbara pratica dell’utero in affitto".