Falsi certificati medici per non lavorare, prof nei guai a Rimini

Una 30enne avrebbe sfruttato la compiacenza di due medici per stare a casa e continuare a ricevere lo stipendio: chiesto il rinvio a giudizio

Rimini, 27 ottobre 2022 - Truffa ai danni dello Stato: questa l’ipotesi di reato a carico di una insegnante ‘fannullona’ che, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, avrebbe approfittato della compiacenza di due medici curanti per farsi rilasciare dei certificati comprovanti il suo stato di salute ed evitare così di presentarsi al lavoro, pur continuando come se nulla fosse ad intascare lo stipendio.

La prof si sarebbe fatta fare falsi certificati per assentarsi dal lavoro (foto generica)
La prof si sarebbe fatta fare falsi certificati per assentarsi dal lavoro (foto generica)

La donna, una 30enne originaria della provincia di Reggio Calabria, dal 2019 al giugno scorso ha prestato servizio come supplente con contratti a tempo determinato in tre diversi istituti superiori della provincia di Rimini: il ‘Tonino Guerra’ di Novafeltria, il ‘Belluzzi – Da Vinci’ e il ‘Leon Battista Alberti’ di Rimini. Insieme a lei, nel registro degli indagati, sono finiti anche i due dottori calabresi che avrebbero preso parte alla presunta macchinazione e che ora sono accusati anche di falsità ideologica in certificati. I tre indagati sono difesi dagli avvocati Rosa Cilea, Domenico Vadalà e Luca Barillà. Per loro il sostituto procuratore Luca Bertuzzi, titolare dell’inchiesta, ha chiesto il rinvio a giudizio. Il gup del tribunale di Rimini ha fissato l’udienza preliminare, che sarà celebrata il 7 marzo dell’anno prossimo.

A insospettire gli inquirenti, mettendo in moto le indagini, sono stati gli alti tassi di assenteismo da scuola che la docente avrebbe fatto registrare nel corso del tempo. Assenze, le sue, che sarebbero state giustificate con la scusa di doversi sottoporre a delle terapie salvavita per malattie di cui affermava di essere affetta: dalla cosiddetta sindrome di Ménière, una patologia dell’orecchio interno che causa vertigine, ipoacusia neurosensoriale fluttuante e acufeni, all’insufficienza renale cronica fino ad arrivare alla labirintite. Per tali malattie i due medici curanti compiacenti avrebbero rilasciato dei certificati ad hoc, evidenziando la necessità per la pazienza di sottoporsi periodicamente a delle terapie fondamentali per la sua salute. In realtà, secondo gli inquirenti, quelle certificate alla donna sarebbero malattie prive del requisito della gravità, non richiedendo pertanto le terapie salvavita.

Le indagini , condotte dai militari del comando provinciale della guardia di finanza di Rimini, si sono avvalse anche della consulente tecnica fornita da un medico di famiglia che ha analizzato nel dettaglio le cartelle cliniche della donna. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’insegnante avrebbe sfruttato i certificati per trarre in inganno i suoi superiori e potersi così assentare in maniera ingiustificata dal posto di lavoro, pur continuando a percepire il suo stipendio: il danno per le casse dello Stato è stato quantificato in quasi 47mila euro.