Falsi vaccini a Rimini: 21 genitori rischiano il processo

Le famiglie compravano i documenti farlocchi da un medico compiacente per poter iscrivere i figli all’asilo. Le indagini dei carabinieri partite dopo le segnalazioni sul dottore, c’è chi ha sborsato fino a 300 euro

Un bambino vaccinato contro il Covid (ImagoE)

Un bambino vaccinato contro il Covid (ImagoE)

Rimini, 30 luglio 2022 - Sfruttando la compiacenza di un medico chirurgo della provincia di Pesaro-Urbino, avrebbero ottenuto, dietro pagamento, delle certificazioni di avvenuta vaccinazione per i loro figli, di età compresa tra i 2 e i 14 anni. Un escamotage che 21 genitori, iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Rimini, avevano messo a punto per evitare di dover sottoporre i figli alle vaccinazioni obbligatorie richieste per poter frequentare la scuola. Le ipotesi di reato a loro carico vanno dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, alla falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, fino alla falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità. Gli episodi contestati risalgono al periodo compreso tra il 2016 e il 2018.

Ai 21 genitori – residenti nei comuni di Montescudo - Monte Colombo, Gemmano, Riccione e in provincia di Forlì – il sostituto procuratore Giulia Bradanini, che coordina l’inchiesta condotta dai carabinieri, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, preludio alla possibile richiesta di rinvio a giudizio. Ad occuparsi delle indagini i carabinieri della compagnia di Riccione, che all’epoca avevano scoperto un sistema collaudatissimo che ruotava attorno ad un medico iscritto all'ordine di Pesaro-Urbino, scomparso nel 2019 quando le indagini erano ancora in corso.

Il professionista era diventato il punto di riferimento per tutte quelle famiglie No vax intenzionate ad eludere gli obblighi previsti dalla legge. Era lui ad occuparsi della falsificazione dei documenti in cambio del pagamento di somme di denaro. Un tariffario, il suo, che variava in base alle richieste delle famiglie. Uno dei ventuno indagati, ad esempio, era arrivato al punto di sborsare 300 euro per ottenere una finta certificazione di avvenuta somministrazione di varie dosi del vaccino contro difterite, pertosse e tetano oppure per prevenire morbillo, rosolia e varicella. Le richieste al medico compiacente, stando a quanto è stato accertato dagli investigatori dell’Arma, avevano incominciato a moltiplicarsi in particolar modo a seguito dell’introduzione della legge Lorenzin.