"Frontalieri lasciati sempre più soli"

Lo Csir denuncia i ritardi nella costituzione dell’osservatorio tra Rimini, Emilia Romagna e San Marino

Migration

"Costituite l’osservatorio permanente sul fenomeno del frontalierato". Lo dicono da tempo e ora lo ribadiscono. È un ennesimo appello quello lanciato dalla presidente del Consiglio sindacale interregionale (Csir) San Marino-Emilia Romagna-Marche, Alessandra Gori che ricorda come alla fine del 2019 la Regione Emilia Romagna, la provincia di Rimini e la Repubblica del Titano fossero a un passo dalla firma del protocollo d’intesa per la costituzione dell’osservatorio. "Ma, di lì a poco, si sarebbero tenute le elezioni regionali e anche le elezioni politiche a San Marino e così, per ragioni di correttezza istituzionale, la firma venne rimandata – spiega Gori – Trascorso più di un anno e mezzo e malgrado le numerose sollecitazioni da parte sindacale, le istituzioni di quel protocollo pare non siano più interessate a sottoscriverlo visto che nessun incontro è stato ancora fissato per la riproposizione della firma. Oggi la nostra sollecitazione diventa pubblica, anche per spiegare alla cittadinanza l’importanza della costituzione dell’osservatorio".

Le funzioni dell’osservatorio, tra le altre, dovrebbero essere quelle "di produrre un report annuale sui flussi e la mobilità dei lavoratori frontalieri nei diversi territori, avviare un monitoraggio sulla composizione e numero di aziende italiane-sammarinesi che svolgono attività nei diversi territori, promuovere sul territorio ogni attività ed evento finalizzati alla divulgazione, anche di natura socio-culturale, delle istanze riguardanti il mondo del frontalierato, valutare e comprendere le problematiche connesse al lavoro frontaliero al fine di favorirne la soluzione facendosi parte attiva a livello politico".

E ancora, sviluppare nei diversi territori sportelli informativi per la consulenza Eures e, infine, stimolare iniziative di cooperazione per cogliere eventuali opportunità di sviluppo finanziabili attraverso le risorse comunitarie ‘Interreg’ previste anche per i paesi non ancora comunitari. "Pertanto – conclude Gori – non solo verrebbe a mancare nel territorio uno strumento necessario per il monitoraggio del fenomeno, nei suoi aspetti lavorativi, fiscali e di sicurezza sociale, ma si correrebbe anche il rischio di non cogliere importanti opportunità finanziarie".