Giuseppe D’Auria morto di covid: "Era no vax, ma nessuno gli ha consigliato il ricovero"

Parla Deborah Ruggiero, la compagna dell'ex gelataio: "Aveva febbre e tosse, ma è stato visitato dall'Usca e i parametri erano nella norma"

Giuseppe D’Auria, 56 anni, con la compagna Deborah Ruggiero, 29

Giuseppe D’Auria, 56 anni, con la compagna Deborah Ruggiero, 29

Rimini, 1 dicembre 2021 - "Non ha mai rifiutato il ricovero, non era stato neanche consigliato. Sono venuti i medici dell’ Usca (quelli che garantiscono l’assistenza domiciliare ai malati di Covid) a visitarlo a casa il giorno prima che morisse, ma gli hanno prescitto di continuare la cura a casa". A parlare è Deborah Ruggiero, 29 anni, la compagna di Giuseppe D’Auria, morto di Covid il 16 novembre scorso. Ex maresciallo d’aeronautica e appassionato sportivo, stava bene prima di contrarre il Covid. Non faceva mistero delle sue idee contro vaccini e l’utilizzo del Green pass. Sulla sua pagina Facebook ha pubblicato numerosi articoli e contributi in merito.

"Tutto vero, però volevo precisare che la dottoressa che l’ha visitato per l’ultima volta, non gli ha consigliato il ricovero. Ho un documento che lo testimonia", continua Deborah. Giuseppe D’Auria, 56 anni, conosciuto a Misano (dove viveva) e a Riccione, dove gestiva la gelateria Kono in viale Dante, è morto per una tromboembolia polmonare. "Forse non se n’è nemmeno accorto – racconta Deborah – Quando la mattina ho cercato di svegliarlo, l’ho trovato a letto nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato la sera prima di andare a dormire".

Ma ripercorriamo tutta la vicenda. "A prendere il Covid per prima sono stata io – dice Deborah – Ho avuto tre giorni di febbre. Poi il 6 novembre Giuseppe fa il tampone rapido e scopre di essere positivo. Due giorni dopo anche il molecolare conferma la positività, ma Giuseppe non accusa alcun sintomo. Dal 9 novembre comincia ad avere qualche linea di febbre, 38, ma non di più, e anche un po’ di tosse. Si cura per un po’ di tempo con il Brufen. Poi contatta un amico, medico di base, che gli consiglia di abbinare anche del cortisone e un antibiotico. Poi il 15 novembre, visto che la situazione non migliora, chiamo il 118. La saturazione dell’ossigeno nel sangue è nella norma, 99%. Quindi la dottoressa che lo visita, attorno alle 18, gli prescrive di continuare la cura a casa, senza consigliargli il ricovero in ospedale. La sera la febbre sale leggermente, Giuseppe si è addormenta ma non risveglia più. Non aveva mai avuto problemi di salute, era uno sportivo, andava in palestra".