Riccione, fallito il Grand Hotel: il gioiello liberty amato da divi e re rischia di andare all’asta

La società Marebello schiacciata da un passivo di venti milioni. Un perito stabilirà il valore Il complesso risale al 1929. Allora aveva 155 camere, di cui 25 con bagno, fatto eccezionale per i tempi

La facciata del Grand Hotel di Riccione

La facciata del Grand Hotel di Riccione

Riccione (Rimini), 15 settembre 2023 – Rischia di essere messo in vendita per ripagare i debiti dei creditori uno dei simboli della Riccione turistica. Con sentenza depositata mercoledì scorso, il tribunale ordinario di Rimini ha dichiarato il fallimento di Marebello spa, la società a cui è riconducibile lo storico Grand Hotel di Riccione insieme al vasto complesso immobiliare che lo circonda.

Risale al 2022 il ricorso presentato dalla società del patron Gianni Andreatta per ottenere l’ammissione al concordato preventivo. All’epoca i passivi registrati ammontavano a circa 20 milioni di euro. La maggioranza dei creditori ha però votato contro l’ammissione al concordato, dando quindi seguito al fallimento.

Quasi scontato il ricorso contro la sentenza. "Tengo a precisare che il Grand Hotel nulla a che fare con le vicende della Marebello spa, la cui attuale situazione è stata determinata da scelte indipendenti dalla volontà dei soci", ha chiarito Andreatta.

Nei prossimi giorni con ogni probabilità verrà nominato da parte del curatore fallimentare un consulente che avrà il compito di svolgere una perizia sul complesso nel cuore della Perla Verde. L’obiettivo del curatore, al netto di eventuali ricorsi, è di arrivare alla messa in vendita dell’intero lotto.

Il Grand Hotel di Riccione è stato inaugurato nel 1929, a due passi da viale Ceccarini, mentre il centro turistico era in espansione. A costruirlo in stile Coppedé, variante del Liberty, sull’area dell’ex ospizio Amati-Martinelli, era stato il commendatore Gaetano Ceschina, noto imprenditore milanese, che commissionò il progetto all’architetto Rutilio Ceccolini. Con le sue 155 camere, delle quali 25 con bagno, cosa allora rara, eleganti arredi, telefono, autorimessa, tre campi da tennis e golf in miniatura, divenne subito il gioiello della Perla Verde. A pochi giorni dall’inaugurazione tra stucchi e specchi si tennero le prime serate mondane.

Ad aprire il cartellone, il 20 agosto, fu il Gran ballo della stampa, presente Edda Mussolini, figlia del Duce, nonché esponenti della politica, letteratura e arte. L’eco fu internazionale, ne parlarono tutti i giornali, e non solo in Italia: anche Le Monde e il New York Times raccontarono lo splendore del Grand Hotel di Riccione. Nell’ampio parco Ceschina, nel 1934, fece erigere la Torre 900, tuttora in uso, realizzata in occasione della Triennale di Milano: fu costruita con strutture d’acciaio coperte da pannelli in cemento imbullonati, che la resero trasportabile, come un prefabbricato.

Diventato presto uno dei ritrovi privilegiati dell’élite fascista, in seguito il Grand Hotel ospitò il comando delle truppe alleate. Nel corso del tempo fu arricchito con la costruzione della grande piscina. Tra le tante, memorabili feste che ha ospitato quella del Capodanno 1965, protagonista Mina, e quella di un altro Capodanno dove Giorgio Strehler recitò L’uomo dal fiore in bocca di Pirandello. Infinito l’elenco degli ospiti degli ultimi decenni: da qui sono passati – tra i tanti – Francesco Cossiga quand’era Presidente della Repubblica, la principessa di Giordania, i reali dell’Arabia Saudita e un’infinita schiera di artisti.