Guerra Ucraina, il conflitto si abbatte sulle aziende della moda di Rimini

Il 66% delle esportazioni in Russia riguarda abbigliamento e calzature. Affari minacciati dalle sanzioni e dalla svalutazione del rublo

Alessandro Bracci, amministratore delegato del gruppo Teddy

Alessandro Bracci, amministratore delegato del gruppo Teddy

Rimini, 2 marzo 2022 - Gli effetti della guerra in Ucraina, le sanzioni contro la Russia e la svalutazione del rublo mettono in serio pericolo una fetta importante dell’economia riminese, quanto la pandemia. L’impatto si farà sentire sull’industria e anche sul turismo. Fino alla vigilia della guerra per la Riviera si prospettava la ripartenza del turismo da Mosca e dintorni: Aeroflot aveva previsto un volo giornaliero dalla capitale russa, Wizzair da San Pietroburgo. E c’erano voli da Kiev e altre città ucraine, in partenza da maggio, operati da Azur Air e da Skyup. Il piano dei voli per ora è congelato.

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Rimini ’importa’ turisti dalla Russia, ed esporta là soprattutto vestiti, scarpe, borse e altri accessori in pelle, ma anche macchinari e apparecchiature per le industrie. Nei primi nove mesi del 2021, stando ai dati elaborati da Camera di commercio, le esportazioni verso la Russia sono state pari a 71,2 miloni, di cui 46,5 (il 65,4%) da parte delle aziende della moda. Da Baldinini a Teddy, passando per il gruppo Aeffe, tutte le realtà riminesi hanno un importante mercato in Russia, alcune (come Teddy e Baldinini) sono presenti pure in Ucraina. Per Gimmi Baldinini "pesa soprattutto la svalutazione del rublo, più delle sanzioni adottate. Vero è che i nostri clienti hanno forte capacità di spesa, ma la preoccupazione è forte".

Preoccupato è anche Alessandro Bracci, amministratore delegato di Teddy. "Stiamo monitorando ora per ora tutti gli aspetti della vicenda, e in particolare gli effetti delle sanzioni e l’andamento del rublo". Ma "in questi giorni pensiamo soprattutto alle persone che lavorano con noi. In Ucraina abbiamo 11 negozi, di cui 6 a Kiev, gestiti insieme a imprenditori locali, e sono al momento sono tutti chiusi. Sappiamo che loro e le persone che lavorano nei negozi si sono rifugiati nella metro, nelle cantine e nei bunker. Il nostro pensiero e le nostre preoccupazioni vanno a loro". Alcuni italiani che lavorano per Teddy in Ucraina sono riusciti a rientrare a casa. La Russia è uno dei mercati principali di Teddy, "qui abbiamo oltre 50 negozi", gestiti (come in Ucraina) insieme a imprenditori locali. Al netto delle criticità di oggi, "siamo certi che in qualche modo troveremo la via e le conseguenti soluzioni per preservare, nel limite del possibile e del ragionevole, l’interesse delle persone che hanno investito tempo e denaro per costruire, insieme a noi, le loro imprese, e ora si ritrovano senza averne colpa dentro un conflitto assurdo".

Soffrono non solo le grandi realtà della moda, ma anche le piccole imprese della filiera e quelle che fanno export di abbigliamento e di altra merce. Al Gros di Rimini sono circa una trentina le aziende che esportano in Russia (soprattutto) e in Ucraina. Alcune in questi giorni sono impegnate nelle spedizioni di cibo, farmaci, vestiti e altri beni di prima necessità in Ucraina.