Il Padrino sul Titano, quante ombre e sospetti

Nel 2017 ci fu una interpellanza rimasta senza risposta. Presunti contatti tra Matteo Messina Denaro e un professionista sammarinese

Il Padrino sul Titano, quante ombre e sospetti

Il Padrino sul Titano, quante ombre e sospetti

L’ombra di U Siccu sul Titano. Possibile che alcuni soggetti vicini al boss di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, avessero stretto dei rapporti con un non meglio precisato professionista sammarinese? Questo l’interrogativo che nel 2017 era stato portato all’attenzione del Consiglio Grande e Generale di San Marino dai consiglieri Roberto Joseph Carlini, Fabrizio Francioni, Matteo Ciacci ed Emmanuel Gasperoni, all’epoca membri di maggioranza della Commissione Consiliare Antimafia della piccola Repubblica. L’interpellanza, presentata nel giugno di sei anni fa, mirava a far luce su una indagine dell’Antimafia italiana riguardante presunti (e fino ad oggi mai dimostrati) collegamenti tra un professionista del Titano e il super latitante, arrestato lunedì scorso dai carabinieri del Ros dopo una fuga durata trent’anni.

Il padrino di Castelvetrano – ritenuto tra i mandanti degli attentati mafiosi avvenuti in Italia tra il 1992 e il 1993, condannato per la strage di Capaci e per quella di via D’Amelio e per gli eccidi del 1993 a Roma, Firenze e Milano – stava per iniziare la seduta di chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo, dove era già stata operato e dove si stava sottoponendo ad un ciclo di terapie in day hospital per una forma aggressiva di tumore al colon. L’interpellanza era nata "in considerazione dell’importanza che riveste a livello globale la lotta alla criminalità organizzata in tutte le sue forme" e degli "impegni che San Marino ha assunto con gli organismi internazionali". I consiglieri firmatari, "ispirati dal più alto spirito di salvaguardia e tutela dalle infiltrazioni di organizzazioni criminali", si dicevano preoccupati "dalla notizia che da tempo circola all’interno della Repubblica di San Marino, circa l’interessamento della Dia (Direzione investigativa antimafia) alle attività di un professione sammarinese". I quattro politici sammarinesi avevano accompagnato la loro richiesta con una descrizione piuttosto precisa dei presunti contatti che sarebbero intercorsi, prevalentemente via-email, tra un collaboratore di Matteo Messina Denaro e il professionista. L’interpellanza era stata tuttavia dichiarata "inammissibile" dall’Ufficio di Segreteria del Consiglio Grande e Generale in quanto "riguardante atti e fatti non riferibili al Governo, bensì ad organi ed autorità diverse rispetto a cui devono essere garantite le necessarie condizioni di riservatezza e pertanto per la volontà di non andare a interferire con tali attività". "Da tempo il nostro Paese – spiega il consigliere Matteo Ciacci, tra i firmatari del documento – aveva intrapreso un percorso di trasparenza e rinnovamento che lo aveva già portato ad aderire a protocolli e convenzioni internazionali riguardanti proprio la lotta alla criminalità organizzata. In quel periodo, attraverso la nostra attività politica e istituzionale, ci eravamo imbattuti in notizie che avevano acceso in noi un campanello d’allarme e di fronte alle quali non potevamo certo rimanere indifferenti. Al di là della necessità di approfondimento evidenziata con la nostra istanza, l’intento era prevalentemente quello di lanciare un forte messaggio di sensibilizzazione, invitando le istituzioni a tenere la guardia alta contro qualsiasi possibile tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata nella nostra Repubbica. Un impegno che va portato avanti ancora oggi con il massimo impegno".

Lorenzo Muccioli