Il vescovo: "Nella nostra terra il turismo dona la felicità . Ma i lavoratori vanno tutelati"

Anselmi: "Riscopriamo il senso della vacanza intesa come lo stare insieme"

Il vescovo: "Nella nostra terra il turismo dona la felicità . Ma i lavoratori vanno tutelati"

Il vescovo: "Nella nostra terra il turismo dona la felicità . Ma i lavoratori vanno tutelati"

Il turismo come fonte di benessere e lavoro, e quindi anche "di felicità" per i riminesi. Ma senza dimenticare quello che deve restare il suo fondamento: "Rimini deve caratterizzarsi sempre di più per un turismo di relazione, cioè dello stare insieme. Questa è la strada da percorrere, operatori, turisti e Chiesa insieme". A dirlo è stato il vescovo di Rimini, monsignor Nicolò Anselmi, nel convegno di lunedì su Turismo fonte di valori e cultura per le persone e la comunità, a cura della pastorale diocesana del turismo. "Il turismo – ha sottolineato Anselmi – dà lavoro nel Riminese a un grande numero di persone e il lavoro è parte della felicità dell’uomo. Il mondo del turismo offre alle famiglie spazi di riposo e di serenità e la possibilità di ritrovarsi in modo gioioso... Come nei ritmi forsennati della vita quotidiana rischiamo di perderci, così nel riposo possiamo invece ritrovarci". Ma il sistema turistico riminese deve "sempre più caratterizzarsi come un turismo di relazione, fondato sullo stare assieme".

Prima del vescovo aveva preso la parola il sindaco Jamil Sadegholvaad, che ha indicato la necessità della destagionalizzazione, di una Rimini attrattiva tutto l’anno anche per combattere il lavoro precario e sommerso. Un tema, quello del lavoro stagionale, toccato anche da un altro dei relatori al convegno, Francesco Barbini, docente dell’università di Rimini. "Oggi il lavoro nel comparto turistico è meno appetibile rispetto a un tempo, perché manca una forte progressione di carriera e garantisce solo l’impiego per pochi mesi". E per cambiare questo sistema, secondo Barbini, "è necessario sposare un modello turistico capace di allungare la stagione". Un modello che per Laura Vici, anche lei docente dell’ateneo di Rimini, funziona "se c’è cooperazione e competizione". Per la Vici, figli di albergatori, Rimini non deve perdere la sua accoglienza tipcica, che caratterizza la Riviera e la qualità della sua offerta turistica. Per don Marco Foschi, parroco di Igea Marina e assistente spirituale dell’ufficio pastorale del turismo della Diocesi di Rimini, "ci sono 4 parole chiave" per il turismo della Riviera. "La prima è incontro. L’incontro e l’accoglienza hanno fatto scattare relazioni con i turisti che nessuno poteva mettere in conto". La seconda parola è "messa. A Igea Marina in particolare la messa all’alba è diventata una caratteristica della comunità". Le altre due parole chiave sono "contatto" e "accoglienza". Perché "grazie al contatto con gli operatori turistici si sono aperte porte stupende". E sull’accoglienza, conclude don Foschi, "possiamo fare del nostro territorio sempre più un luogo di incontro e di spiritualità, nel senso più ampio".