Insetti nell’insalata, operai assolti I giudici: "Non c’è stato sabotaggio"

L’inchiesta era partita nel 2016 dopo le numerose lamentele dei clienti: a processo 24 cinesi ex dipendenti di un’azienda agricola di Santarcangelo, erano accusati anche di furto dei prodotti

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Tutte assolti. Per i giudici loro, i 24 operai (anzi, ex operai, essendo stati licenziati) di una nota azienda di Santarcangelo specializzata nella lavorazione e nel confezionamento di verdure, ortaggi e altri prodotti, non hanno compiuto alcun atto di sabotaggio. La Procura aveva chiesto l’assoluzione per 23 dei 24 ex dipendenti, tutti di nazionalità cinese e quasi tutte donne, a eccezione di una sola: una donna che era la rappresentante sindacale, individuata come la leader del gruppo. Per lei il pm Annadomenica Gallucci aveva chiesto 4 anni di pena e una multa. Ma la donna, difesa dagli avvocati Massimiliano Cornacchia e Gilberto Gianni, è stata assolta da tutti i capi d’imputazione. Come gli altri.

L’indagine contro gli operai era iniziata nel 2016. Alcuni dei supermercati che si rifornivano di insalata, verdure e altri prodotti dall’azienda, avevano segnalato le proteste da parte di numerosi clienti per le ’scoperte’ fatte nelle confezioni: insetti di ogni genere, vermi, gechi, bruchi, lumache, ma anche ciocche di capelli, schegge di legno, mozziconi di sigarette. Insomma: in quelle insalate e negli altri prodotti, in teoria lavati e pronti per essere messi a tavola, era stato trovato di tutto. E dopo le (tante) segnalazioni, i titolari dell’azienda non avevano perso tempo e avevano denunciato tutto alla Procura. Era scattata l’indagine, e per un paio di mesi gli operai erano stati tenuti sott’occhio dalle 64 telecamere, montate nello stabilimento proprio su disposizione della Procura. Diversi gli episodi filmati e al vaglio degli inquirenti. Nel frattempo l’azienda aveva licenziato i dipendenti, i quali protestarono e manifestarono, insieme ad Adl Cobas (nella foto), contro la decisione.

Chiusa l’indagine, in 24 erano finiti a processo. Tre di loro, tra cui la leader del gruppo, erano accusati di adulterazione di sostanze alimentari. Tutti e 24 dovevano rispondere di turbativa dell’attività industriale e furto di prodotti alimentari. Già perché dallo stabilimento, in quel periodo, erano spariti più di 1.000 piatti pronti, 2 tonnellate di porri e 1.300 bottiglie di succo di frutta. Il processo si è concluso l’altro ieri e nessuno è stato condannato. Tutti gli ex operai, di cui 22 difesi da Davide Grassi, assolti dall’accusa di turbativa "perché il fatto non sussiste", e da quella di furto "per non aver commesso il fatto". Per i furti, la sindacalista è stata invece assolta per "tenuità del fatto". Derubricata l’accusa di adulterazione, lei e gli altri 2 imputati sono stati prosciolti per l’avvenuta prescrizione del reato.