La crisi del commercio. Perse oltre 200 attività

L’analisi presentata dalla Camera di commercio per l’anno passato. Chiusi 550 negozi mentre sono state registrate soltanto 331 aperture .

La crisi del commercio. Perse oltre 200 attività

La crisi del commercio. Perse oltre 200 attività

Che il settore del commercio sia in difficoltà da anni, è un fatto sottolineato a più riprese. Nel corso del 2023 in provincia sono state registrate 331 iscrizioni a fronte di 552 cessazioni. Ma la fotografia scattata dalla Camera di Commercio offre anche spunti per comprendere come vendite al dettaglio e stili di vita stiano cambiando. Ad esempio ci sono tre ambiti in cui il balzo in avanti è stato evidente. Le librerie ad esempio. Mentre le edicole continuano a chiudere (-5,2% in un solo anno), aprono nuove librerie. Può sembrare un controsenso nell’epoca della digitalizzazione, fatto sta che l’incremento in appena dodici mesi è stato dell’11,1%. Altro aumento a due cifre per i negozi di telefonia mobile. L’incremento è stato del 10,8%. A vincere questa breve, purtroppo, classifica è un’altra tipologia di attività: le sanitarie con un balzo di ben il 15,8%. L’invecchiamento della popolazione e il progressivo ricorso ad ausili stanno provocando maggiore richiesta e aumento dei negozi dedicati. Rimanendo nel settore dei ‘più’, non potevano mancare le società che svolgono e-commerce. L’aumento è dell’8,4%. Le attività che fanno commercio online sono ormai diventate il 7,5% del totale delle imprese di settore. Lunga, invece, la lista degli ambiti merceologici con il segno meno. Partiamo dal dato principale. Nel volgere di un anno le imprese che fanno commercio al dettaglio sono diminuite del 3,8% nella provincia di Rimini, quando in regione il calo è stato del 4,1% e mediamente nel Paese la riduzione è stata del 2,5%. Continuano le difficoltà dei negozi di abbigliamento che in dodici mesi hanno visto chiudere altre attività (calo dell’1,9%). E’ andata peggio per le ferramenta (-4,3%), i negozi di calzature (-5,7%), le edicole, i negozi di mobili (2,5%), le profumerie o erboristerie (-5,7%), i negozi di frutta e verdura (-5,9%), e i fiorai diminuiti del 6,3%. E’ andata male anche per i negozi di articoli sportivi (-9%), i distributori (-6,1%), le macellerie (5,1%), le pescherie (-4,4%) ed infine il tracollo dei negozi di bevande con un -16%. Più contenuto il calo delle tabaccherie (-1,5%). Calano anche gli ambulanti. Nel 2023 quasi uno su dieci ha detto basta. Tuttavia l’analisi elaborata da Unioncamere ha rilevato nel 2023 un lieve aumento delle vendite stimato in uno 0,6%. Se i piccoli negozi soffrono sempre di più, l’indagine mostra come negli iper, grandi magazzini e supermercati le vendite siano cresciute del 4,2%.

Andrea Oliva