La guerra rovina gli affari di centinaia di aziende

Nel Riminese sono oltre 200 quelle che fanno almeno metà dell’export in Russia. Sadegholvaad: "Ripartenza sempre più complicata, il governo aiuti le imprese"

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Le aziende del Riminese sono, in Italia, tra quelle che esportano di più verso la Russia. Sono 214 quelle che fanno almeno il 50% del loro export nel mercato russo. La maggioranza delle imprese opera nella moda (abbigliamento, scarpe, pellicce e accessori), ma tra le aziende che fanno più affari con la Russia ci sono anche produttori di macchinari industriali. E stando agli ultimi dati della Camera di commercio nei primi nove mesi del 2021 le imprese riminesi hanno esportato in Russia prodotti per oltre 71 milioni di euro, il 65% dell’export riguardava abbigliamento e scarpe.

Secondo l’analisi realizzata dal Sole 24 ore, l’economia di Rimini è tra quelle più esposte verso la Russia. Siamo al terzo posto, dopo Milano e Vicenza, per il numero di aziende che esportano almeno il 50% dei loro prodotti in Russia. Si tratta (come detto) di almeno 214 imprese che occupano 455 dipendenti, e che rischiano di avere un drammatico calo di fatturato a causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni adottate contro la Russia. Ma il conflitto (vedi il pezzo sopra) sta colpendo tanti altri settori dell’economia, a causa dei rincari di energia e carburanti. Lo sciopero della marineria è un altro degli effetti. "E’ una situazione molto preoccupante – osserva il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad (nella foto) – senza dimenticare le conseguenze sul settore del turismo". Per quanto riguarda la pesca, Sadegholvaad ricorda che "lungo la costa riminese operano l’economia del mare è rappresentata da quasi 5mila imprese con 20mila occupati, tra diretti e indotto".

Questo "per dire della fase delicatissima che stiamo affrontando, mentre si sta tentando di organizzare un rilancio dopo i due pesantissimi anni segnati dalla pandemia". Per questo motivo "il governo è chiamato ad assumere provvedimenti e decisioni per fare in modo che la macchina della ripresa non si inceppi dopo poche centinaia di metri". Ma "come territorio regionale e romagnolo dobbiamo fare la nostra parte". Come? "Dando sostanza a progetti e programma di area vasta, dove i territori si alleino per resistere meglio agli urti dei tempi".

Per il primo cittadino "Romagna Next è una delle chiavi per fronteggiare tutti insieme quella che è forse la fase più complessa della storia nazionale degli ultimi 50 anni. L’unione dei servizi primari può rappresentare l’ancora da utilizzare come solida base d’appoggio per riemergere. Certo, si sta programmando il futuro non potendo dire che ci siamo allontanati troppo da un presente tuttora difficile. Ma l’atteggiamento deve essere pro attivo. Possiamo farcela ma a una condizione: farcela insieme".