Le penne nere tornano a Rimini "Il nostro regalo per la città"

Inaugurato al parco Fabbri il monumento dedicato ai 150 anni del corpo degli alpini

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Rimini e le ‘penne nere’: un legame tornato alla ribalta con la grande adunata nazionale dello scorso maggio (e annesso strascico di polemiche dei collettivi femministi) e rinsaldato ieri con la cerimonia di inaugurazione al parco Fabbri del monumento donato alla città dall’associazione nazionale degli alpini, in collaborazione con la sezione Bolognese-Romagnola e il gruppo riminese. Un’opera, quella svelata in occasione del 150esimo anniversario della fondazione del corpo, che rappresenta "un excursus attraverso la storia delle penne nere": su un basamento arcuato, realizzato in blocchi di calcestruzzo, con impianto di illuminazione a led integrato, si ergono dodici figure di alpini, bidimensionali, a grandezza naturale, realizzate in acciaio corten dal caratteristico color ruggine, che portano le divise del corpo. Alle loro spalle uno scenario in cui compaiono anche un dromedario, perché il primo impiego in missione degli alpini fu tra le dune africane e un mulo, che per tanti decenni ha accompagnato i soldati della montagna.

L’inaugurazione è stata preceduta dall’ammassamento degli alpini, a cui è seguito lo schieramento delle rappresentanze, gli onori al Labaro dell’Ana, l’alzabandiera e i discorsi delle autorità. Sono intervenuti il comandante delle truppe alpine dell’esercito, il generale di Corpo d’Armata Ignazio Gamba, il presidente dell’associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, per l’amministrazione comunale l’assessore Juri Magrini in presenza delle autorità civili e militari.

Autore ed ideatore del monumento è Guglielmo Dotti, alpino che negli anni Sessanta, che ha prestato servizio nel 5° artiglieria da montagna. "Ho pensato – racconta Dotti – ad un’opera che fosse più didattica che monumentale, che fosse in grado di trasmettere anche ad un bimbo che va al parco col nonno l’immagine diretta di una storia tanto gloriosa. Gli alpini raffigurati non hanno atteggiamenti marziali o eroici, ma sono ritratti come tutti noi, giovani chiamati a servire la patria e che a quel servizio si adeguarono, con il pensiero, soprattutto nei tempi di guerra, sempre rivolto alla baita, la casa lontana, e agli amici che non ce l’avevano fatta".

La cerimonia è stata preceduta, venerdì scorso, dall’apertura sotto i portici del palazzo comunale in piazza Cavour di una mostra fotografica dedicata al 150esimo anniversario degli alpini, mentre al cinema Fugor è andata in scena andrà in scena una narrazione di Sergio Stefani sui 150 anni, corredata delle immagini del Centro Studi Ana e dalla musica della Fanfara della sezione Ana Abruzzi.