"L’emergenza rischia di soffocare il turismo"

L’appello del sindaco di Rimini per progettare in tempi rapidi la ripartenza del settore dell’accoglienza: "Convivere col virus"

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Uscire dall’emergenza, e trovare un modo per convivere con il virus. Lo sostiene il sindaco di Rimini, preoccupato per il torpore che avvolge il settore del turismo a poche settimane dall’apertura della stagione congressuale. "La comparazione tra 2019 e 2021 in ordine alle ‘posizioni di lavoro’ mostra un saldo negativo di quasi 23mila occupati nel Paese – dice Jamil Sadegholvaad - Mentre gran parte dei settori ha superato i numeri del periodo pre.pandemico (costruzioni, alimentari, terziario professionale), le aree imprenditoriali di più grave crisi sono soprattutto quelle legate all’ospitalità e all’intrattenimento. Si tratta di decine di migliaia di posti di lavoro cancellati, precari o a fortissimo rischio".

Il sindaco teme che la recente impennata di contagi possa aver minato la fiducia. "La diffusione della variante Omicron ha spento ancora una volta le insegne di alberghi, ristoranti e pubblici esercizi. Ho visto a Rimini reazioni responsabili, dovute alla consapevolezza del delicato momento sanitario e sociale. Ma adesso occorre guardare in avanti. Vuol dire che l’economia e l’occupazione non possono continuare a essere appesi a ristori e agevolazioni, peraltro ritagliate in un debito pubblico che prima o poi dovrà essere pagato. Bisogna uscire da questa fase emergenziale per trovare una strada vera e concreta di convivenza con il virus. Lo stanno facendo in questi giorni altri Paesi che sono concorrenti dell’Italia sul mercato turistico. Lo stesso Oms ha sottolineato come ci si stia avvicinando a un’auspicabile fine della pandemia in Europa. Ma dobbiamo tornare a programmare adesso perché, come avverte anche Federturismo, se entro i prossimi 30 giorni non supereremo la quarta ondata dell’epidemia, non imboccheremo la via della ripresa nel 2022".

Non esiste, continua Sadegholvaad, un conflitto tra salute e economia. "Si tratta di continuare a essere cauti ma di cambiare atteggiamento per definire i criteri di una nuova normalità, in cui la paura non paralizzi ogni spinta alla ripresa. In una intervista recente, il ministro al Turismo Massimo Garavaglia esprime alcuni concetti condivisibili, a partire da quella più evidente: in Italia si parla di Covid in maniera molto più emergenziale e ossessiva che altrove. Lew misure restrittive sui viaggi internazionali, molto più rigorose in Italia che altrove sottraggono clienti ai nostri operatori. Ci stiamo sparando sui piedi, chiosa Garavaglia".

Qual è quindi la via d’uscita? "Bisogna tornare a parlare di programmazione, anche a breve termine, e vuol dire ripartire normalmente a primavera. Ma è necessario deciderlo ora perché un’industria come quella turistica non si accende o si spegne con un clic sull’interruttore. L’economia non riguarda solo pochi ‘padroni’ ma la vita di tutte le famiglie, dei giovani, degli adulti. Sappiamo che il 2022 è già un anno molto complicato perché sulle imprese italiane si sta già abbattendo il peso dell’aumento della bolletta energetica. Al Parlamento chiediamo di agire e dare respiro a una ripartenza che non può attendere oltre. Non si tratta di ristori ma di un concreto progetto di ritrovata normalità".