Ma il bottino del Carroccio è magro

"Conta il risultato della coalizione e abbiamo preso 14mila voti in più del centrosinistra" dice Jacopo Morrone. Perché, se la missione è compiuta con l’elezione dello stesso Morrone alla Camera nell’uninominale, la Lega fa un deciso passo indietro rispetto al 2018. Quattro anni fa, con l’elezione di Elena Raffaelli, il Carroccio prese alla Camera quasi 33mila voti, attestandosi al 19,44% e staccando i partiti della coalizione di centrodestra (Forza Italia all’11,30% e Fratelli d’Italia al 3,45). Al Senato, nel comune di Rimini, i voti furono oltre 13.800.

Quattro anni più tardi si festeggia un’altra elezione, ma per la Lega il bottino è molto più magro: i 13.237 voti valgono il 7,69% alla Camera (Fratelli d’Italia ne ha presi 48mila con il 27,8%). Mentre al Senato, sempre considerando soltanto Rimini, i voti sono stati 5.181.

"Un calo percentuale – osserva Morrone – c’è stato ed è inutile negarlo. Rifletterremo su questo risultato. Dobbiamo capirne le motivazioni. Salvini ha detto che il 9% va stretto e sono d’accordo". Il calo a Rimini è di 12 punti percentuali alla Camera, con la leadership della coalizione persa a vantaggio di Fratelli d’Italia. Questo è lo scenario. Ma ora è tempo di festeggiare per tutto il centrodestra.

Intanto il segretario comunale del Carroccio, Gilberto Giani, non risparmia una stoccata a Filippo Sacchetti, segretario del Pd riminese. "L’aria in casa Pd deve essere pesante, soprattutto nella cerchia di Andrea Gnassi. Sacchetti se la prende anche con la legge elettorale, il Rosatellum, che porta il nome di un suo ex compagno di partito, Ettore Rosato. Ma nel Riminese la scelta è stata fatta, netta e precisa: Gnassi è stato bocciato – dice Giani – e Morrone promosso".

g. c.