Mattarella a Rimini, in 7mila al Palas. "Abbattere le barriere"

Strade off limits. Il presidente della Repubblica, in città per i 50 anni della Papa Giovanni XXIII, visita una casa famiglia e la stanza di don Oreste Benzi

Sergio Mattarella al PalaCongressi di Rimini (Foto PasqualeBove)

Sergio Mattarella al PalaCongressi di Rimini (Foto PasqualeBove)

Rimini, 7 dicembre 2018 - Oltre 7 mila persone hanno accolto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (foto), al PalaCongressi di Rimini. Il Capo dello Stato è giunto in riviera per la festa dei 50 anni della Papa Giovanni XXIII. "Nella società non ci possono essere scarti - ha detto Mattarella nel suo intervento -, ma solo cittadini di identico rango e di uguale importanza sociale. Una diversa visione metterebbe in discussione i fondamenti stessi della nostra Repubblica". 

La solitudine - Poi il presidente ha parlato di un altro tema di grande attualità: "La solitudine può sembrare a qualcuno un rifugio all'interno del quale difendere una propria condizione di presunto benessere, ma sempre di più la solitudine fa crescere la paura, logora i legami civili, riduce la voglia di partecipazione, produce sfiducia". "Da solo - ha proseguito - l'individuo è più debole, più insicuro. L'ambiente nel quale una persona riesce a realizzarsi è la comunità. Rimuovere gli ostacoli e le barriere che creano emarginazione, iniquità e ingiuste disuguaglianza spetta prima di tutto alle pubbliche istituzioni ma sta anche a ciascuno di noi, alle formazioni sociali e ai singoli cittadini".

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Le barriere da abbattere - "Non dobbiamo avere timore o addirittura vergogna di nutrire e manifestare buoni sentimenti, perché questi ci aiutano a migliorarci mentre invece il cinismo è triste e gretto, si inchina al cosiddetto realismo ritenendolo immutabile", aggiunto. "La realtà - ha scandito - può essere cambiata e migliorata. Dobbiamo abbattere le barriere che discriminano. Vi sono barriere reali, altre sono di convinzione, di mentalità, di modo di pensare, sono barriere che discriminano, che creano esclusione e pregiudizio. Occorre un pò di coraggio: è vero, ma in realtà andare incontro agli altri e realizzarsi insieme è la nostra più profonda vocazione".

La prostituzione - Il discorso ha poi toccato la questione prostituzione: "È un impegno inderogabile, combattere senza tregua la tratta degli esseri umani e la riduzione in schiavitù. Questa piaga non è debellata, lo vediamo ogni giorno sulle nostre strade, nelle nostre città". "Nessuno - ha osservato - può voltare la testa dall'altra parte, nessuno può mettere a tacere la propria coscienza di fronte a questo mercato infame, meno che mai può farlo lo Stato. Non sono le vittime della tratta - ha proseguito - a dovere essere perseguite, ma tutti gli sfruttatori, tutti quelli che sono coinvolti o che si lasciano coinvolgere". A giudizio del Capo dello Stato, "l'azione di contrasto va svolta nel nostro Paese al suo interno ma anche sul piano internazionale con progetti di pace e di sviluppo. Sono le donne a pagare sempre il prezzo più alto: la libertà di ogni donna è condizione per la libertà di tutti".

Il presidente della Repubblica, è stato accolto da un lunghissimo applauso della platea del Palacongressi. È la prima volta che un Capo dello Stato visita la Comunità Papa Giovanni XXIII. "La ringraziamo -  ha detto il successore di don Oreste Benzi, Giovanni Paolo Ramonda - per il bene che vuole al Paese" e per le parole e "l'attenzione ai più deboli". Parlando davanti alla platea e a Mattarella, Ramonda ha toccato il tasto dei 51 profughi recentementi accolti in Italia, arrivati nel Paese attraverso l'apertura di corridoi umanitari. "Riteniamo scelta dell'accoglienza imprescindibile - ha scandito - I profughi in mare vanno salvati e integrati, privilegiando i corridoi umanitari". 

Mattarella ha ricambiato i ringraziamenti: "Vorrei ringraziarvi, siete uno dei tanti esempi positivi per il nostro Paese, per la nostra comunità nazionale e per tutti i Paesi dove vi siete inseriti. Un esempio positivo e travolgente che coinvolge tante persone": "testimoni, diffusori di uno dei valori più preziosi dell'animo umano, la speranza che diviene realta'". "E' davvero per me una giornata importante. Vorrei salutarvi uno ad uno. Le vostre meravigliose case famiglie - ha detto il presidente della Repubblica - le mense, i centri accoglienza, i giovani che con voi hanno riscoperto la gioia di vivere, la responsabilita' di costruire per sé e per gli altri un futuro migliore".

 

Il programma della visita

Il ‘tour’ di Sergio Mattarella a Rimini è iniziata stamattina. Proseguirà poi lunedì, quando il Presidente della Repubblica tornerà in città per assistere al Galli all’opera Simon Boccanegra diretta da Valery Gergiev.

Quella di lunedì sarà una toccata e fuga a teatro, mentre oggi Mattarella gira per la città per visitare i luoghi cari a don Oreste Benzi. Il Capo dello Stato è atterrato intorno alle 10 al ‘Fellini’ e ha raggiunto subito la sua prima tappa: una delle case famiglia della Papa Giovanni. Una visita privata (e breve), ma che lo stesso presidente ha voluto per vedere da vicino una delle 251 case famiglia della comunità. Da lì Mattarella si è spostato alla Grotta rossa, per visitare la parrocchia. Qui don Benzi viveva e celebrava messa, quando non era in viaggio. Qui il sacerdote si è spento il 2 novembre 2007, nella stanzetta che è diventata poi negli anni meta di pellegrinaggio di tantissimi fedeli.

Mattarella ha salutato gli operatori ed è andato a vedere anche la camera del sacerdote, dove non è stato praticamente toccato nulla dopo la sua morte. Verso le 11 e un quarto, il presidente è arrivato al Palas per il convegno che celebra i 50 anni della comunità. Ad attenderlo oltre 7mila persone tra operatori, volontari e ospiti della Papa Giovanni XXIII, in arrivo da tutta Italia e pure dall’estero per l’occasione. 

Il Capo dello Stato ha ascoltato quattro testimonianze: quella di un ragazzo disabile accolto in casa famiglia, quella di una ragazza liberata dalla schiavitù della prostituzione, quella di una giovane impegnata all'estero nel corpo di pace della Comunità e quella di un detenuto che espia la pena con misura alternativa al carcere.