"Medici di base morti di Covid, nessun ristoro: intervenga Mattarella"

Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine: "Giusto riconoscere un indennizzo alle famiglie di questi professionisti"

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"Siamo sconcertati dalla mancanza di attenzione del governo nei confronti dei medici di medicina generale deceduti a causa del Covid". L’Ordine dei medici di Rimini, con il presidente Maurizio Grossi in testa, non si ferma alle critiche e va oltre. "Scriveremo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendogli di intercedere per far ravvedere il Parlamento". La rabbia è tanta fin da quando è stato stralciato l’emendamento che avrebbe dato un ristoro economico alle famiglie dei medici di base deceduti per le conseguenze del virus. La lettera sarà sottoscritta dal consiglio dell’Ordine domenica mattina in occasione della Giornata nazionale del personale sanitario.

"Stiamo assistendo a una disparità di trattamento – continua Grossi –. Quello che ha fatto il Parlamento lo viviamo come uno schiaffo ai medici e alle famiglie". Il problema riguarda solo i medici di medicina generale o di famiglia. Questo perché sono liberi professionisti "e non viene considerato un indennizzo in caso di decesso come avverrebbe per un dipendente tramite l’Inail – spiega il presidente –. Sarebbe stato importante che lo Stato riconoscesse dei ristori a questi professionisti morti per avere combattuto il virus durante la prima ondata". Lo sdegno delle famiglie era emerso con le parole della figlia di Maurizio Bertaccini, il medico corianese deceduto nel 2020. "Bertaccini – ricorda Grossi – si ammalò il 20 marzo. Erano le settimane della prima ondata. A quel tempo non solo non c’erano i vaccini, ma mancavano anche camici, mascherine e guanti. I medici combattevano contro il virus a mani nude". Oltre a Bertaccini persero la vita Elfidio Calchi, che era andato in pensione da alcuni anni, il pediatra Pierluigi Cecchi e Luigi Macori che per anni lavorò alla casa di cura Montanari di Morciano. "La delusione è tanta. Poteva essere l’occasione per motivare una categoria, invece così si rischia di allontanarla. Poi non chiediamoci perché mancano giovani medici. Se questo è il trattamento è comprensibile che scelgano altre strade professionali". Nella categoria si sta facendo largo un futuro con ancor più ombre. "C’è il sentore di grandi manovre. Oggi il medico di famiglia è un libero professionista e pertanto è poco manipolabile rispetto a un dipendente di una azienda. Si vorrebbe portare i medici in questione alle dipendenze, ma la cosa non incontra il favore degli stessi professionisti. Noi riteniamo che in questo momento, invece che porre questa questione, servirebbe migliorare l’organizzazione del sistema sanitario. Invece che pensare alla modifica della figura giuridica dei medici di base, andrebbe informatizzata la sanità visto che il territorio non dialoga con l’ospedale, e migliorate tante altre situazioni". Chi pensa che l’emergenza sia terminata si sbaglia, avverte il presidente. "Stiamo uscendo dalla pandemia, sempre che il virus non offra nuove sorprese. Ma già si apre una nuova emergenza, quella delle prestazioni sanitarie rimandate in questi due anni, ad esempio gli screening oncologici. Il personale sanitario sarà ancora sotto pressione, e non si può deludere con azioni come quella messa in atto dal Parlamento".

Andrea Oliva