Minacce via social, baby gang denunciate

Riccione presenta un esposto in Procura contro gli autori del video su TikTok in cui si voleva "colonizzare" la Perla verde

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La caccia alle baby gang si trasferisce sui social. Il Comune di Riccione ha presentato una denuncia querela nei confronti degli ignoti che hanno girato il video apparso su TikTok e riportato dal Carlino il 21 aprile scorso. Una vera chiamata alle ‘armi’ da parte di due ragazzini che nel breve filmato scendono la scalinata del palazzo dei congressi e dicono "pure quest’estate Riccione sarà colonizzata" rivolgendosi ai propri follower. Sullo schermo sventolano le bandiere di Tunisia, Marocco, Senegal e Albania. Immagini che ad amministratori e riccionesi hanno richiamato alla mente un’estate difficile, con baby gang composte per lo più da italiani di seconda generazione che scendevano dalle periferie delle grandi città del nord, dalla Lombardia all’Emilia, spartendosi il territorio tra rapine, risse, coltelli e vandalismi. Una violenza che non ha conosciuto il timore della giustizia visti i video postati in cui venivano messe in pubblico le serate senza controllo.

"Abbiamo ritenuto di sottoporre all’attenzione della procura – premette il sindaco di Riccione, Renata Tosi - il video apparso su Tiktok così che si possa procedere". Per il primo cittadino e l’amministrazione uscente non si tratta di spacconate da social fatte da ragazzini. L’esposto-denuncia tira in ballo la violazione dell’articolo 414 del codice penale, l’istigazione a delinquere. Di fatto il Comune considera il video un messaggio rivolto ai giovani delle baby gang per ritrovarsi e proseguire con quanto visto nell’estate scorsa.

La mossa del Comune apre un capitolo nuovo nella lotta alla microcriminalità in riviera, vedendo nel mondo dei social un ‘luogo’ dove è necessario indagare "per prevenire", sottolinea il sindaco. "I social vengono utilizzati – prosegue Renata Tosi – in modo ’particolare’, ma questo crea pericoli, problemi ed anche danni di immagine per la città. Oggi gli appuntamenti tra questi ragazzi si danno via social, poi arrivano i disordini e la violenza. Noi come amministrazione abbiamo fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità nell’affrontare il problema della sicurezza sul territorio. Abbiamo scritto al ministro Lamogese, persino chiesto a Riccione una riunione del comitato per l’ordine pubblico, oltre ad avere scritto chiedendo rinforzi estivi, incontrato più volte il prefetto e il questore". Dopo le azioni sul campo oggi l’amministrazione intende accendere un riflettore su un mondo molto famigliare ai giovani, meno, forse, alla politica e a chi tutti i giorni fa rispettare l’ordine pubblico. "Al fine della prevenzione riteniamo che i social network possano e debbano divenire ‘luoghi’ d’indagine".

Andrea Oliva