REDAZIONE RIMINI

"Mio figlio Matteo poteva essere salvato"

Lo sostiene la madre sulla base di una perizia di parte depositata in Procura dall’avvocato di famiglia

"Matteo Iozzi poteva essere salvato". E’ la tesi che sostiene, nella sua perizia, Franco Zuppichini, consulente medico di parte del giovane originario di Arquata Scrivia, morto a 19 anni nel 2016 mentre era ospite a Longiano della comunità Papa Giovanni XXIII. "La perizia – spiega Giuseppina Campioni, madre del ragazzo – è stata depositata in Procura attraverso la mia avvocatessa Carmelita Morreale, del Foro di Palermo". Matteo Iozzi era partito il 9 giugno del 2016 per diventare volontario dell’associazione, e anche per affrontare la depressione che l’aveva portato all’obesità a causa di alcuni episodi di bullismo dei quali era stato vittima da bambino. E’ morto il 13 luglio successivo, ufficialmente per un infarto. Ma i suoi genitori, Giuseppina Campioni e Giovanni Iozzi, da sempre impegnati in missioni umanitarie e di volontariato, non hanno mai creduto a questa versione. Da allora stanno combattendo la loro battaglia. Con una denuncia presentata alla Procura di Forlì hanno ottenuto la riapertura del caso, nel 2020, dopo l’archiviazione disposta il 16 febbraio 2017. Battaglia la cui ultima tappa è rappresentata dalla perizia del consulente medico. Secondo il quale "ove si fossero disposti anche dei semplici esami del sangue per rilevare la grave acidosi e disidratazione che Matteo lamentava già da almeno una settimana prima del suo decesso, e si fosse dato immediato soccorso a Matteo anche pochi minuti prima della sua morte, di certo Matteo di sarebbe salvato". L’avvocato Morreale chiede alla magistratura "di voler approfondire i temi di indagine in merito alle presunte responsabilità attribuibili al personale medico e agli operatori che avrebbero dovuto tutelare la vita di Matteo".

Mario Gradara