"Negozi affossati dallo smart working"

Zanzini di Federmoda Confcommercio: "Continuiamo a perdere vetrine importanti anche in pieno centro storico"

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"Anche a Rimini il settore moda continua ad essere in grande crisi e a perdere insegne importanti, ultime delle quali la boutique Wuelle in pieno centro storico: pur comprendendo la scelta delle titolari, non posso però che rammaricarmi per la perdita di un prezioso ed elegante punto vendita di qualità". Il grido d’allarme del presidente di Federmoda-Confcommercio provinciale, Giammaria Zanzini. "Lockdown e smart working – prosegue – uniti all’assenza di turisti stranieri e alla mancanza di fiere e convegni, stanno dando il colpo di grazia al nostro settore. Ai negozianti già da anni in piena crisi, affossati dal lockdown e con i magazzini ancora pieni, non basta certo qualche dilazione di pagamento per ripartire. La quasi sparizione del turismo business e delle serate nei locali da ballo blocca la necessità e la voglia di acquistare capi di abbigliamento e accessori".

"Anche l’industria della moda è destinata a fallire – continua Zanzini – se chiudono i piccoli negozi: i numeri dicono che l’online non basta a sopperire le perdite". Da Federmoda un appello a "imprenditori e famiglie, affinché sostengano il settore preferendo gli acquisti nei negozi di vicinato del territorioper dare vita ad un percorso virtuoso che, ad esempio nel turismo con le vacanze di prossimità, quest’estate ha portato numerosi benefici al nostro territorio".

Vade retro, outlet: "La Regione deve varare uno Statuto, oggi non hanno vincoli, invece devono poter vendere solo merce della stagione precedente, o fallata, e non fare saldi". Zanzini chiede anche un "tetto del 30% per gli sconti in occasione delle promozioni, che sono state liberalizzate per il Covid".

Poi i numeri, impietosi, del primo semestre di quest’anno, quello dell’emergenza Covid. A Rimini comune hanno chiuso quasi duecento imprese commerciali (177). Il totale è sceso da 34.264 a 34.087. Tra il primo gennaio e il 30 giugno hanno abbassato le saracinesche anche nove aziende di commercio all’ingrosso, scese da 2.935 a 2.926. Sono state invece centonove quelle di commercio al dettaglio chiuse per sempre (da 4.988 a 4.879) tra abbigliamneto, accessori, calzature, intimo.

"E’ il settore delle calzature quello che soffre di più – prosegue Zanzini – anche per la concorrenza delle vendite online. Che riguarda non la ’scarpa-gioiello’ firmata e costosa, che una signora prova magari mille volte prima di acquistare, ma le sneakers, che propongono una serie di modelli standard, comprati soprattutto dai ragazzi, che navigano sul web abitualmente".

Mario Gradara