Rimini, 6 ottobre 2024 – La capacità di cambiare le cose. Di fare la differenza. A dirla in poche parole basta questo semplice e prorompente criterio di valutazione per riassumere il verdetto della Stanford University nello stilare l’elenco per il 2024 degli scienziati più influenti e citati a livello globale. Un vero e proprio Olimpo della scienza sul cui cocuzzolo più esclusivo, nell’appena il 2% delle menti scientifiche migliori del pianeta, annovera anche il nome di Carlo Bulletti.
Bulletti, cattolichino d’origine, è medico chirurgo specializzato in ginecologia ed ostetricia e scienze della riproduzione, nonché ricercatore e professore associato aggiunto alla Yale University a New Haven, nel Connecticut. Classe 1953, è un curriculum impressionante quello sciorinato da Bulletti, passato in rassegna anche dalla Stanford stessa, che nei giorni scorsi appunto ha ritenuto di inserire il nome del medico chirurgo nel pantheon degli scienziati: in quel 2% dei nomi più influenti e citati a livello globale su una lista di oltre centomila professionisti. Il riconoscimento "si basa su un’analisi completa di diversi fattori oggettivi - spiega lo stesso Bulletti -. Da Stanford è stato valutato non solo il numero di volte in cui si viene citati sulle riviste specializzate e il numero di pubblicazioni eseguite, ma il vero e proprio contributo che quelle stesse pubblicazioni hanno dato nel modificare la disciplina di riferimento".
Quantità e qualità. Da un lato, per Carlo Bulletti, hanno pesato e pesato eccome le oltre "300 pubblicazioni, i trecento convegni di settore a cui ho preso parte nel corso della mia carriera e gli oltre 12mila interventi chirurgici che ho compiuto". Ma ciò che "conta di più - assicura - è il fattore d’impatto di questi contributi". La bilancia che misura non a grammi bensì a valore dice dunque che Bulletti ha aiutato a cambiare il corso della storia della ginecologia e scienza della riproduzione. "Se dovessi scegliere quali contributi possano ritenersi più rilevanti inizierei sicuramente dal primo impianto di un embrione al di fuori del corpo umano. Mantenere in vita un utero quando era già stato rimossa dalla donna grazie alla profusione extracorporea è qualcosa che ho messo in pratica per la prima volta nel 1989 e da lì devo dire che ha segnato una discreta svolta".
L’utero artificiale e l’applicazione dell’intelligenza artificiale nella riproduzione sono poi i temi più recenti nel novero della ricerca di Carlo Bulletti, ma nel guadagnarsi il proprio posto di prestigio nella lista di Stanford il chirurgo cattolichino ha spaziato negli anni "dallo studio dell’attività contrattile dell’utero alla somministrazioni di ormoni per favorire l’attività riproduttiva".
f.z.