Nicole Minetti condannata per le 'spese pazze'. "Ero in buona fede"

L’ex consigliera regionale condannata a 1 anno e 8 mesi. "Facevano tutti così, ho restituito 60mila euro"

Una foto tratta dal profilo Instagram di Nicole Minetti  a Punte del Est in Uruguay

Una foto tratta dal profilo Instagram di Nicole Minetti a Punte del Est in Uruguay

Rimini, 19 gennaio 2019 - Le spese 'pazze' sono costate a Nicole Minetti una condanna a un anno e otto mesi. Per la riminese ex igienista dentale di Silvio Berlusconi, si è chiuso così ieri mattina il processo che a Milano la vedeva alla sbarra insieme agli ex consiglieri regionali lombardi che erano stati accusati di peculato.

Nicole da parte sua doveva rispondere di avere speso senza giustificazione 16mila euro tra viaggi in taxi e cene in ristoranti di lusso. Soldi che la Minetti ha già restituito: 60mila (in questi casi ne chiedono il triplo), ma spera che i giudici di Corte d’Appello rovescino o quantomeno modifichino la sentenza. «Sono fiduciosa che il processo d’Appello riuscirà a dimostrare la mia totale buona fede – manda a dire Nicole dall’estero dove si trova in questo momento – se io arrivo in un posto e mi dicono che quella è la prassi... Io mi sono adeguata a quello che facevano tutti. Nel momento in cui mi è stato contestato, ho completamente risarcito il danno». Un risarcimento che ha sicuramente pesato sulla sentenza emessa ieri mattina (il reato di peculato ha infatti una pena minima di quattro anni), i giudici milanesi le hanno concesso tutte le attenuanti possibili chiudendo con il minino della pena, mentre la Regione Lombardia non si è costituita parte civile nei suoi confronti. La Minettti ora vive tra New York, Ibiza e l’Uruguay e collabora con il compagno nella gestione dei ristoranti di lui. Adesso l’ex igienista dentale è lontani anni luce dalla vecchia vita milanese che da un pezzo si è lasciata alle spalle, ma che ora sembra tornata per presentarle il conto.

«Una sentenza che ci aspettavamo – commenta invece il suo difensore, l’avvocato Paolo Righi, – i giudici milanesi avevano sospeso il processo in attesa del pronunciamento della Cassazione per un coimputato, che ha dato però esito negativo. La nostra speranza era quella che venisse considerata l’ipotesi più lieve, quella dell’idebita appropriazione, o l’assoluzione per la mancanza di dolo. Un dolo che non c’era assolutamente, dal momento che la mia cliente, come lei stessa ha ripetuto più volte in questi anni agli inquirenti, si è limitata ad adattarsi a una prassi che era in uso da tempo nel contesto in cui si trovava. Le hanno contestato 16mila euro di cosiddette ‘spese pazze’, tra in ristoranti e taxi, ma lei ha ribadito più volte che si trattava comunque e sempre di pranzi, cene e spostamenti che riguardavano il lavoro». L’avvocato Righi annuncia già il ricorso. «Faremo subito Appello – continua il legale – sperando soprattutto nel fatto che venga applicato la nuova norma che prevede un ipotesi più lieve che è appunto quella del l’indebita appropriazione».

Il processo riguarda fatti avvenuti tra il 2008 e il 2012. Nel calderone, politici ed ex politici accusati di essersi fatti rimborsare con soldi pubblici spese per l’acquisto di cartucce da caccia o gratta e vinci, oppure cene da centinaia di euro, fino al banchetto di nozze della figlia. Alla fine, secondo gli inquirenti ammontavano a circa tre milioni di euro, le spese ‘pazze’ degli ex consiglieri e assessori in carica nella Regione Lombardia in quei quattro anni. Il processo a un vero e proprio squadrone di imputati, era cominciato nel 2015, si è concluso ieri con 52 condanne e 5 tra assoluzioni e prescrizioni.

Per chi è stato condannato dai due anni in giù, è stata dichiarata la sospensione della pena e la non menzione. Mentre per gli altri, specie per chi non ha risarcito i danni, sono state disposte confische e provvisionali a favore del Pirellone, per centinaia di migliaia di euro. I giudici non hanno quindi, come alcuni difensori, tra cui l’avvocato Paolo Righi, avevano chiesto, modificato il reato contestato da peculato a indebita appropriazione, in quando la nuova norma introdotta dal governo giallo-verde non è ancora entrata in vigore».