Rimini, chiude il campo nomadi di via Islanda

Il Comune vara in piano: ecco dove finiranno le casette dei Sinti

Nomadi a Rimini, la protesta

Nomadi a Rimini, la protesta

Rimini, 7 giugno 2018 - Ci sono voluti due anni, tra proteste e manifestazioni, battaglie e riunioni infuocate, per decidere le microaree. Ora il piano varato dal Comune per i nomadi di via Islanda c’è, nero su bianco. Finito il tempo delle discussioni, la giunta l’ha approvato definitivamente. Con l’obiettivo di chiudere (entro un anno) quella definita come «la vergogna di via Islanda», ricollocando i 32 nomadi Sinti del campo nelle microaree individuate da Palazzo Garampi. Dalla pubblicazione della delibera passeranno 45 giorni di tempo per le osservazioni dei riminesi, poi si andrà in consiglio comunale per esaminare il tutto e nel frattempo si procederà con i lavori per attrezzare le aree individuate e acquistare le casette destinate ai nomadi.

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Le casette, come già anticipato, saranno quelle prefabbricate, simili alle ‘case mobili’ che si vedono nei camping. Saranno realizzate attraverso moduli abitativi di 25 metri quadrati l’uno. Ogni area ospiterà dai due ai quattro moduli abitativi, a seconda del numero di persone. La sorpresa dell’ultima ora riguarda proprio le aree. Alle confermate via Cupa (a Corpolò), via Feleto (vicino al Classic), via della Lontra (Grotta rossa) e via Montepulciano (Gaiofana) si aggiunge via Orsoleto, anziché via Tombari. Un derby giocato tutto a Viserba, visto che entrambe le strade sono nella frazione. Via Tombari era l’area designata fino a pochi giorni, ma il circolo del Pd di Viserba si è messo di traverso e ha convinto l’amministrazione a ‘spostare’ la microarea per i Sinti più a monte, in via Orsoleto.

Le famiglie che saranno trasferite nelle microaree sono 6, perché altre 4 sono già state ricollocate in appartamenti. In totale saranno 32 le persone che andranno a vivere nelle microaree, fra loro ci sono anche 7 bambini e 3 anziani. Come già anticipato, le casette saranno acquistate dal Comune (la spesa è di 15mila euro circa a modulo abitativo), che poi le affitterà alle famiglie a un prezzo ‘popolare’.

Il canone sarà di circa 90 euro mensili, pari al canone più basso pagato negli alloggi popolari. Ma la giunta imporrà ai Sinti, oltre al pagamento del canone un contratto di regole. In caso di mancato rispetto i nomadi dovranno lasciare la casa. Ci sarà il divieto tassativo di realizzare ampliamenti e pertinenze, e le aree esterne dovranno essere tenute costantemente pulite. Il capofamiglia, che sarà il responsabile per ogni microarea, dovrà comunicare in tempo utile sia l’ampliamento della famiglia che l’arrivo di eventuali ospiti. Inoltre le famiglie dovranno mandare regolarmente i figli a scuola, pena la perdita della casa.

A giorni Palazzo Garampi organizzerà due incontri con i residenti per illustrare tutto il progetto, mentre il 13 si terrà (alle Celle) l’incontro convocato dai comitati di protesta. Una serata a cui sono stati invitati anche Gnassi e la Lisi. «Vedremo se verranno, noi abbiamo qualche dubbio – osserva l’avvocato Loreno Marchei, portavoce del comitato Pro Rimini – Il Comune, in barba ai discorsi e alle promesse fatte, ha scelto le aree più periferiche e prive di servizi. Aree che non aiuteranno i nomadi, specialmente i minori, a uscire dall’emarginazione. Faremo tutti i passi possibili, amministrativi e legali, per contrastare il piano».