Nuovo anno accademico tra pace e democrazia

Il rettore dell'Università di San Marino, Corrado Petrocelli, ha inaugurato l'anno accademico con un discorso sulla pace e il rispetto, simboleggiato dal gesto di togliersi l'ermellino. Giuliano Amato ha parlato della democrazia e della partecipazione politica, sottolineando l'importanza del confronto e del dialogo per costruire un futuro comune.

Nuovo anno accademico tra pace e democrazia

Nuovo anno accademico tra pace e democrazia

"Pace, cessate il fuoco": è la semplice ma potente frase proiettata ieri pomeriggio sul maxi schermo della sala Arengo del Kursaal che ha ospitato l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di San Marino durante l’intervento del rettore, Corrado Petrocelli. Rettore che ha concentrato la sua prolusione sulle guerre e in particolare sul conflitto a Gaza. In segno di ‘rispetto’, si è tolto l’ermellino: "Questo dovrebbe essere il simbolo dell’autorità accademica? – si è chiesto togliendolo – facciamo che questa inaugurazione accademica si svolga senza questo, per rispetto". Un gesto seguito da un applauso. "Cosa cambia questo piccolo gesto di un piccolo rettore, di piccola università dentro un piccolo Stato? – ha detto – Niente, forse. Ma almeno ribadisce che questo è un luogo in cui ci si sforza di leggere, di interpretare la realtà, di essere liberi, di riflettere, di interrogarsi". Presente al Kursaal, con la sua lectio magistralis, Giuliano Amato. "Le prime democrazie parlamentari furono più facili – ha spiegato ripercorrendo la storia politica dall’unità d’Italia – C’erano politiche diverse ma gli interessi di fondo dei rappresentanti e dei rappresentati erano i medesimi". Cambia tutto con il conflitto di classe e il suffragio universale. "Furono i partiti politici gli strumenti che permisero alle democrazie di massa di funzionare". Partito socialista e Partito popolare con la loro organizzazione dal basso sono per Amato i due esempi italiani di come "come si creò l’identità collettiva". "Ho fatto quella vita da ragazzo – ha detto l’ex premier ed ex presidente della Consulta – ci incontravano nelle sezioni cittadine o di quartiere e avevamo un ordine del giorno, se lo dico oggi gli altri si mettono a ridere: la pace nel mondo, il ruolo dell’Europa, il trasporto pubblico, le carenze del cimitero. Ci addestravamo tutti a discutere quei temi, imparavamo a riconoscere le ragioni degli altri e a trovare il punto comune. Il punto di intesa era il futuro". Oggi "la partecipazione non è più attraverso i partiti – conclude – I social ne daranno l’illusione ma non sono partecipazione pubblica. La crisi della democrazia è quindi legata al venire meno del contatto diretto".