Omicidio del parà, il militare riminese si difende: "Quando è morto io non c’ero"

Andrea Antico, ancora in servizio al Reggimento 7° Vega e consigliere comunale a Montescudo-Monte Colombo ha chiesto il rito abbreviato

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"Quando è morto io non ero lì, e questa storia mi ha rovinato la vita". Andrea Antico, caporal maggiore scelto del Reggimento 7° Vega e consigliere comunale di una lista civica a Montecudo-Monte Colombo, è uno degli accusati di omicidio volontario, per la morte del giovane parà Emanuele Scieri. Il 26enne allievo paracadutista di Siracusa, morto la notte tra il 13 e il 14 agosto del 1999, nella caserma Gamerra di Pisa, dopo avere subito, stando alle accuse, atti violenti di nonnismo.

Ieri, in sede di udienza preliminare, tre dei cinque imputati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato, e tra questi anche Antico, difeso dagli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi. Nel corso dell’udienza, Antico ha chiesto di poter fare dichiarazioni spontanee.

Con la voce rotta dal pianto, il riminese ha giurato di non trovarsi a Pisa quando Scieri fu ucciso, e neppure tre giorni dopo, quando fu ritrovato il cadavere. Era partito per una licenza terminato il servizio. "Questa vicenda – hanno riferito i suoi difensori – gli ha rovinato la vita, l’ha sottoposto a sofferenze e disagi, si dichiara estraneo ai fatti e ha fatto di tutto per trovare elementi a conforto della sua estraneità. Antico lamenta anche di avere subito disagi economici, avendo speso molti soldi anche per un investigatore privato, per trovare le prove della sua assenza da Pisa in quel periodo. Ma il troppo tempo trascorso, non avrebbe permesso di trovare nessun elemento significativo.