Palle e polli, uno sfregio alla Valmarecchia: si tuteli il paesaggio

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Forse se avessero avuto determinazione nel promuovere la strada Unesco, la devastazione del paesaggio sarebbe stata più difficile. La Valmarecchia è una vallata storica che ha visto la fioritura di una civiltà villanoviana di altissimo livello, un popolamento romano ancora visibile, il passaggio di Giulio Cesare alla conquista di Roma, l’origine dei Malatesta e dei Montefeltro, una straordinaria vita nel Medioevo e nel Rinascimento. In suo onore Tonino Guerra ha composto opere d’arte meravigliose. Eppure a meno di un chilometro dall’incantevole

borgo di Gattara indipendente fino al 1819, e sede in passato dei conti di Carpegna poi diventati principi, verrà innalzata una gigantesca pala eolica di 200 metri a sovrastare tutta quella parte di valle. A questo moloch – che probabilmente non solo devasterà il paesaggio in barba all’articolo 9 della Costituzione e alla legge, come sostiene Italia Nostra, ma anche produrrà stermini di fauna avicola, compresa l’aquila reale come documentato dal Wwf – tutto viene sacrificato per avere energia elettrica i cui benefici peraltro andranno agli investitori e poco o nulla ai residenti della valle. Le necessità energetiche diventano in questo modo una testa d’ariete per abbattere qualsiasi ostacolo, come anche Greta Thunberg teme visto che si batte contro le pale che devastano i pascoli delle renne. Trent’anni fa un gruppo di affaristi aveva progettato una diga alta sessantotto metri appena a monte di Pennabilli, che praticamente avrebbe cancellato l’alta valle del Marecchia e quella del Senatello fino ai piedi di Casteldelci, con la scusa che in questo modo si creavano riserve idriche. All’epoca una campagna giornalistica e civile convinse politici della prima repubblica ad abbandonare il progetto di questo ecomostro. Per fortuna c’è anche ora una società civile, più assennata dei politici di oggi, che si ribella, visto che la petizione lanciata contro l’allevamento ha superato le seimila firme: la stessa società civile sente che applicare l’articolo 9 della Costituzione non è ottenere energie cosiddette rinnovabili a tutti i costi ma tutelare veramente il paesaggio, specie se unico come quello di questa valle. Perché non provare con comunità energetiche che rispettose dell’ambiente siano a vantaggio della collettività? Credo che l’imperativo di tutti quelli che amano la vallata sia di impegnarsi, come 30 anni, a impedire che venga compiuto uno scempio irreparabile e che invece si valorizzi veramente un territorio che è unico in tutti i campi, culturali e ambientali.