San Marino rifiuta paziente italiana. Spuntano i testimoni. "Così ci hanno detto no"

Quattro motociclisti nel gruppo con la 17enne confermano tutto

Un'ambulanza intervenuta per un incidente in moto

Un'ambulanza intervenuta per un incidente in moto

San Marino, 23 ottobre 2018 - Pubblichiamo la lettera inviataci ieri sera dagli amici del motociclista caduto insieme alla figlia 17enne sabato scorso al confine con San Marino. Sono Giuseppe Tortora, Antonio Memoli, Fausto De Nicola e Arturo Ferrante, tutti avvocati e appassionati di moto in viaggio la settimana scorsa con i propri figli per il raduno di Sant’Angelo in Vado e poi per visitare l’antica Repubblica.

«Scriviamo per confermare quanto dichiarato al Resto del Carlino dal dottor Michele Nardella, medico in servizio presso il 118 di Sassocorvaro, in relazione all’incidente stradale accaduto alla ragazza di 17 anni, sabato scorso, nel Comune di Monte Grimano e, precisamente, a 20 metri di distanza dal confine con la Repubblica di San Marino».

«Io sono Giuseppe Tortora – continua la lettera – ed esercito la professione di avvocato. Ero personalmente presente al momento dell’incidente in quanto la ragazza, insieme al padre (che conduceva la motocicletta), faceva parte di un gruppo di 14 motociclisti, tra cui il sottoscritto. Aldilà della dinamica del sinistro, irrilevante rispetto all’argomento trattato, di tale gruppo facevano parte ed erano personalmente presenti altri tre avvocati, miei colleghi, ovvero gli avvocati Antonio Memoli, Fausto De Nicola ed Arturo Ferrante, tutti iscritti all’Albo degli Avvocati di Nocera Inferiore (Salerno) e che insieme a me sottoscrivono questa testimonianza. I fatti: intorno alle 11.45, essendo arrivati a non più di 20 metri dal confine, un nostro amico motociclista finisce rovinosamente a terra insieme alla figlia di 17 anni. Nelle immediatezze, oltre al gruppo di motociclisti, accorrevano numerosi passanti poiché il traffico veniva fermato ed allertato il 118 in quanto la ragazza si trovava a terra, al centro della carreggiata e non poteva essere spostata per dolori diffusi che lamentava alle gambe ed all’addome. Verso le ore 11.55, interveniva a piedi, sul posto, un gendarme in divisa della Repubblica di San Marino il quale, dopo essersi accertato della cittadinanza della minore, informava gli astanti di non muoverla e che presto sarebbe arrivata l’ambulanza, da lui allertata. Poi il gendarme si allontanava. Dopo circa 25 minuti, giungeva sul posto l’ambulanza con a bordo il dottor Michele Nardella, il quale - dopo aver effettuato una visita sommaria e provveduto ad immobilizzare la malcapitata - contattava la centrale del 118, insistendo per il ricovero presso l’Ospedale di San Marino, distante solo pochi minuti dal luogo del sinistro poiché vi era fondato motivo di ritenere sussistenti anche delle lesioni interne».

«Ovviamente, anche al fine di consentire il ripristino della circolazione veicolare, l’ambulanza con a bordo i feriti (padre e figlia) si spostava in territorio sammarinese ove, in particolare, proseguiva il colloquio telefonico tra il medico del 118, la centrale operativa di Pesaro e l’Ospedale di San Marino. Spero che di tale conversazione vi sia prova registrata ma, in ogni caso, sia il sottoscritto sia gli altri presenti hanno assistito, in diretta, alle richieste di soccorso urgente avanzate dal dottor Nardella e le insistenze, anche per motivi umanitari e di pericolo di probabili lesioni interne, per il ricovero immediato presso l’Ospedale di San Marino, anche in considerazione che l’Ospedale di Urbino distava circa un’ora di viaggio dal luogo del sinistro e si giungeva solo attraverso un percorso molto tortuoso».

«L’ospedale di San Marino – si legge nella lettera – rifiutava il ricovero, diversamente da quanto sostenuto oggi dai vertici, poiché non si trattava di una cittadina sammarinese e poiché l’incidente era avvenuto in territorio italiano, pertanto, il medico si vedeva costretto a recarsi con l’ambulanza all’Ospedale di Urbino. Anche i carabinieri, intervenuti sul posto e rimasti in territorio italiano, confermavano che, purtroppo, già altre volte questo triste copione razzista si era ripetuto e che nulla si poteva fare per forzare il ricovero della minore presso l’ospedale sammarinese. Tutta la nostra ammirazione va al dottor Nardella, non solo per la professionalità medica mostrata ma, soprattutto, per le ragioni umanitarie, rappresentate con forza ma inutilmente spiegate a causa dell’atteggiamento discriminatorio tenuto dall’Ospedale di San Marino che, incurante di un probabile pericolo di vita, ha rifiutato il ricovero presso il proprio Pronto Soccorso».