Se n’è andata con la bambina senza dire niente all’ex compagno, con cui aveva l’affidamento congiunto. Tre mesi senza che l’uomo potesse vedere sua figlia. La donna poi è tornata a Rimini (dalla Lettonia, sua terra d’origine), per ritrovarsi con una denuncia per sottrazione di minore. Il pubblico ministero ha già firmato il decreto di citazione a giudizio, mentre il riminese, rappresentato dall’avvocato Lucia Varliero, si è costituito parte civile e chiede 20mila euro di danni morali.
Quando la relazione tra i due si era interrotta, avevano deciso comunque di occuparsi insieme della piccola: l’affidamento sarebbe stato congiunto, così come le decisioni da prendere riguardanti la bimba. Le cose erano andate bene per un po’, ma già dall’inizio del 2018 la donna aveva cominciato ad agire di sua iniziativa, prendendo decisioni sulla figlia senza consultare l’ex compagno e senza concordare le spese, molte delle quali ‘straordinarie’ che avrebbe dovuto pagare lui. Di fronte alle lamentele e alle resistenze dell’uomo, lei aveva reagito usando lo ‘strumento’ fin troppo utilizzato nella guerra tra marito e moglie: la figlia. Da quel momento aveva fatto in modo che il padre non vedesse quasi la bambina, con una scusa o con un’altra faceva saltare tutti gli incontri, al punto che erano intervenuti i servizi sociali. Così erano stati gli operatori a organizzare l’incontro tra padre e figlia, ma quando era arrivato il giorno in questione, sia la donna che la bambina erano letteralmente ‘sparite’.
Solo dopo avevano scoperto che senza dire niente a nessuno, inclusi i servizi sociali, segretamente la madre aveva portato la bimba in Lettonia, impedendo ovviamente qualsiasi contatto con il padre. Questo disperato si era rivolto prima a un avvocato e quindi alla Procura, denunciando l’ex compagna. La quale si è fatta viva solo tre mesi dopo, quando è rientrata in Italia. Ora è imputata per sottrazione di minore, un reato che prevede fino a tre anni di carcere.