Sulla morte del Pirata interrogati nuovi testimoni

La Procura li ha sentiti dopo le rivelazioni fatte da mamma Tonina. Gianni Bugno: "L’indagine faccia chiarezza una volta per tutte sulla tragedia"

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di Manuel Spadazzi

Nuovi testimoni sono stati sentiti dalla Procura di Rimini sulla morte di Pantani. L’inchiesta sulla tragedia del Pirata, la terza in 18 anni, sta andando avanti nel più stretto riserbo. Ma da quanto trapela, dopo la prima memoria consegnata da mamma Tonina al sostituto procuratore Luca Bertuzzi il 16 novembre (quando è stata ascoltata dal pm), la Procura ha deciso di sentire sul caso Pantani nuovi testimoni. Persone che non erano mai state interrogate prima nelle due indagini precedenti, ascoltate per ricostruire le ultime 13 ore di vita di Marco Pantani, deceduto tra le 11,15 e le 12,45 del 14 febbraio 2004 in una stanza dell’hotel Le Rose di Rimini. La scorsa settimana - l’abbiamo scritto - i legali della famiglia Pantani, Fiorenzo e Alberto Alessi, hanno depositato in Procura una nuova memoria della madre del campione di Cesenatico, che ha aggiunto altri elementi rispetto a quanto Tonina Belletti aveva finora dichiarato.

In attesa di altri sviluppi nell’inchiesta, il mondo di ciclismo si augura che questa sia veramente la volta buona per scrivere la parola ’fine’ sulla morte di Marco e dissipare così tutti i dubbi e le ombre. Lo spera anche Gianni Bugno, vincitore di un Giro di Italia, di due Mondiali e di tante importanti corse. Venerdì scorso Bugno e un altro grande ex del ciclismo, Claudio Chiappucci (che di Pantani fu anche compagno di squadra, alla Carrera), hanno fatto visita a Fiorenzo Alessi e, nell’occasione, hanno discusso con lui della nuova indagine sulla morte di Pirata.

Che idea si è fatto sulla morte di Pantani?

"Quello che so – ci tiene a precisare subito Bugno – l’ho appreso dai giornali. In questi anni sono emerse versione contrastanti sulla morte di Marco. Io mi auguro che questa nuova indagine serva a chiarire una volta per tutte come è morto. Marco merita di riposare in pace".

Crede che non sia ancora stata detta tutta la verità?

"Questo lo dovrà dire la Procura. Mi spiace che si parli spesso di Pantani solo per com’è morto, e non per il suo valore. Marco è stato un ciclista di grandissimo valore, un campione. Andrebbe ricordato per quello che ha fatto in bici, e non per come ci ha lasciato".

Tra lei e Pantani c’era una rivalità accesa. Che rapporto avevate fuori dalle corse?

"Eravamo rivali, ma non nemici. E si può dire che eravamo amici. Marco è stato un grandissimo, tutti nel nostro sport glielo riconoscevano.

Molti continuano a sostenere che nel Giro d’Italia del 1999 a Madonna di Campiglio Pantani è stato ’fregato’. E’ d’accordo?

"Ognuno si è fatto una propria idea, ma francamente io credo che sia inutile rivangare a distanza di tanto tempo. Sono trascorsi oltre vent’anni da allora, quello che è successo è successo e non si può tornare indietro. Ma non dobbiamo dimenticarci mai chi è stato Marco Pantani e che cosa ha fatto. Ricordiamolo per le sue imprese sportive".