Un aborto al giorno nel Riminese. Scontro sulla riforma dei consultori

L’ex primario Carlo Bulletti: "Sarebbe un grave errore aprire gli ambulatori ai volontari pro-vita"

Lo dicono i dati. Negli ultimi anni, nella nostra provincia, è calato nettamente il numero di donne che decidono di interrompere volontariamente la gravidanza. Nel 2013, stando al rapporto dell’Istat gli aborti volontari nel Riminese (tutti praticati presso strutture pubbliche) erano stati 667. L’anno dopo erano scesi a 2014 e da allora sono diminuiti progressivamente. Fino a scendere a quota 375 nel 2021: praticamente un aborto volontario al giorno. Ma nel 2022 il numero è tornato a crescere: due anni fa – è l’ultimo dato aggiornato – le interruzioni volontarie di gravidanza nella nostra provincia in tutto sono state 437. L’età media delle donne che decidono di abortire è di 31 anni.

Nel Riminese non esistono delle strutture private convenzionate dove poter abortire. Tutto avviene presso le strutture sanitarie pubbliche, dove le donne ricevono un importante supporto psicologico che si accompagna al percorso sanitario. "Una conquista importantissima. Guai allora a fare passi indietro, come vorrebbe invece il governo attraverso l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia", tuona Carlo Bulletti, ginecologo, ex primario del reparto di fisiopatologia della riproduzione all’ospedale di Cattolica. Bulletti sta seguendo con molta attenzione il dibattito politico che in questi giorni si è scatenato sull’aborto, dopo l’atto di Fd’I che punta a coinvolgere nei consultori anche associazioni pro-vita a sostegno della maternità destinando loro fondi del Pnrr.

"Ricordo molto bene – dice Bulletti – quello che accadeva qui a Rimini negli anni ’90, quando lavoravo al reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale ‘Infermi’ di Rimini. C’erano volontari e operatori di associazioni cattoliche che si presentavano davanti all’ospedale o provavano addirittura a entrare nel reparto, nel tentativo di convincere le donne che volevano abortire a non farlo". "Alcune di queste persone – continua Bulletti – si riunivano in preghiera davanti all’ospedale affinché non abortissero. Altre facevano su di loro una vera e propria pressione psicologica, tant’è che abbiamo più volte dovuto chiamare le forze dell’ordine per intervenire". Per Bulletti "portare le associazioni anti-abortiste nei consultori sarebbe profondamente sbagliato. Decidere di abortire è già una scelta molto difficile, le donne non devono subire ulteriori pressioni".

ma.spa.