Colline e montagne che si spopolano. Piccoli borghi che rischiano di trasformarsi in paesi fantasma. Sempre più famiglie che scendono verso valle, verso Rimini e la costa. Per motivi di lavoro, di comodità, di vicinanza ai servizi. Jamil Sadegholvaad, presidente della provincia di Rimini, ha parlato di una vera e propria "emorragia". È quella che interessa diverse zone dell’alta Valmarecchia e dell’alta Valconca, ormai sempre più ‘deserte’ e incapaci di trattenere le nuove generazioni di residenti che preferiscono lasciare il paesello per la città. Il tema dello spopolamento è stato affrontato l’altra sera durante la Festa dell’Unità di Santarcangelo, nel corso di una tavola rotonda con gli amministratori dei comuni del circondario. Sadegholvaad, nel suo intervento, è voluto partire dai numeri. "Al censimento della popolazione del 1961 gli abitanti della Valmarecchia erano 43.774, residenti in 11 Comuni vale a dire i 7 dell’alta Valmarecchia più i 4 più a valle. Il 52,7 per cento (23.102) viveva nei sette Comuni dell’alta Valmarecchia mentre il 47,3 per cento (20.672) nella bassa valle. Spostiamoci di qualche anno, esattamente al 2019. Stessa analisi ma con risultati opposti: al 31 dicembre del 2019 vivevano nei Comuni della Valmarecchia (ridottisi a 10 per la fusione tra Torriana e Poggio Berni) 54.326 persone, con un aumento di 10.552 residenti rispetto al 1961. Ma di quei 54.326 ben il 68,8 per cento risiedevano nella pianura mentre l’alta valle, in precedenza predominante, riduceva il suo peso al 31,2 per cento. In 40 anni scarsi c’è stato dunque un radicale ribaltamento demografico, uno scivolare a valle verso Rimini degli abitanti e uno spopolamento progressivo della collina e della montagna". L’analisi di Sadegholvaad è netta: "Si tornerà a vivere in Valconca e in Valmarecchia se là torneranno servizi, servizi sanitari, trasporto pubblico e lavoro". "Solo così – ha aggiunto il presidente della provincia – si riuscirà a invertire questa rotta che, detto per inciso, non fa bene neanche al resto dei Comuni della provincia. Le aree interne, l’entroterra non può essere paradossalmente ‘gentrificato’ a esclusivo ‘giardino’ per i turisti o per i riminesi che hanno le seconde case".
Che il tema sia caldo lo dimostrano le diverse reazioni. E anche le proposte, arrivate – ad esempio – dall’ex sindaca di Santarcangelo e moderatrice della tavola rotonda, Alice Parma. Che mette in cima all’agenda il ‘no’ al "parco eolico di Casteldelci per motivi chiari di natura paesaggistica e idrogeologica e soprattutto perché non avrebbe nessuna utilità pubblica ma meramente speculativa". "È vitale mantenere e potenziare i servizi sociosanitari per la valle e gli istituti scolastici in ogni area. Non rendiamo le scuole di montagna schiave dei numeri e delle soglie minime" ha aggiunto l’ex sindaca. Altro nodo cruciale, quello dei trasporti: "Penso al prolungamento del Metromare, il collegamento con il trasporto pubblico e e alla messa in sicurezza della Marecchiese. Vanno inoltre supportate le cooperative di comunità dei piccoli negozi di alimentari e di commercio". Sul turismo, infine, "c’è necessità di una vera e propria organizzazione e di rafforzamento delle competenze tecnico-amministrative".