
Le indagini sono affidate alla polizia
Un colpo da professionisti. Dietro al quale sembra esserci una banda ben organizzata e che aveva studiato il piano nei minimi dettagli. A dargli la caccia, ora, sono gli agenti della squadra mobile di Rimini, guidata dal commissario capo Marco Masia. Che si sono messi subito al lavoro nel tentativo di risalire agli autori della rapina in villa consumatasi nella notte tra giovedì e venerdì in via Sebastiano Coda, alle porte del centro storico. Qui un’intera famiglia, composta da due coniugi e dalla figlia, è stata sequestrata nel cuore della notte da quattro malviventi che hanno messo a segno un blitz da manuale, fuggendo con la cassaforte dopo averla smurata. Dentro erano custoditi denaro ma soprattutto gioielli, oro e monili. Il valore stimato potrebbe aggirarsi attorno ai 20mila euro, anche se una quantificazione precisa non è stata ancora compiuta. La cassaforte, completamente sventrata, è stata ritrovata l’altra mattina verso le 10, dentro un’auto (probabilmente quella usata durante la fuga dai rapinatori) data alle fiamme e abbandonata a Sant’Ermete, lungo la ciclabile che costeggia il fiume Marecchia. Da qui – e dalla testimonianza delle vittime, ancora sotto choc ma fortunatamente incolumi – si sono messe in moto le ricerche affidate agli investigatori della squadra mobile, che stanno lavorando a 360 gradi. Nelle ultime settimane in provincia i furti registrati sono stati diversi, e in alcuni casi i ladri puntavano proprio alle casseforti, smurate, aperte e poi abbandonate in luoghi isolati. Nella stragrande maggioranza dei casi, i malviventi hanno però agito approfittando dell’assenza dei padroni di casa. Mentre l’altra notte, in via Coda, la banda non si è fatta spaventare dalla presenza nella villetta degli inquilini. Questi ultimi sono stati buttati giù dal letto verso le 3.30 da alcuni rumori forti e quando sono scesi nel salotto si sono trovati a tu per tu con i banditi. Quattro individui con passamontagna, vestiti scuri e guanti, entrati dopo aver forzato una porta-finestra con un trapano elettrico. Non avevano con sé armi né hanno usato violenza contro la famiglia. Hanno spiegato di essere interessati solamente ai gioielli e di non voler far loro alcune male. Così li hanno accompagnati in una stanza e chiusi a chiave all’interno. A quel punto hanno potuto agire indisturbati, occupandosi della cassaforte.